Tic tac. Per ogni secondo che passa otto metri quadrati di terra vergine vengono asfaltati o cementificati. Un consumo di suolo che negli ultimi 50 anni ha avuto un ritmo di 90 ettari ogni giorno. L’emergenza ambientale la ricorda il geologo Mario Tozzi sul quotidiano La Stampa di ieri. È un’emergenza che supera di intensità persino il fenomeno dell’inquinamento, da amianto e da traffico. Secondo i conti riportati di Tozzi, e già denunciati dal Wwf a febbraio, di questo passo, nei prossimi 20 anni saranno perduti 660mila ettari. Come se asfalto e cemento inghiottissero una regione grande due volte la Valle d’Aosta.
No, preoccuparsene non è una roba da hippy. Le conseguenze di ciò sono il danneggiamento dell’equilibrio idrogeologico, quello di cui ci ritroviamo a parlare ogni qual volta un fenomeno naturale travolge o annega le nostre case, le nostre auto, le nostre città. Per non parlare poi del paesaggio e dei danni che questo disastro provoca alla nostra salute.
E infatti il mondo intero – dalla Green Grid di Londra al Green Infrastructure Plan di New York – parla di shrinking cities (città in contrazione), di land grabbing (accaparramento della terra) di come potenziare la biodiversità nelle aree urbane, di come progettare il verde. E infatti l’Europa, nel 2011, ha già fissato una “tabella di marcia” con l’obiettivo di un consumo netto di suolo pari a zero per il 2050.
In Italia, in Parlamento, c’è una proposta di legge per ridurre il consumo di suolo (e puntare al consumo di suolo netto zero entro il 2050). L’ultima versione del testo di legge è aggiornata al 20 gennaio 2015 e potete scaricarla cliccando qui. Che fine ha fatto? Giace da più di due anni in Parlamento.
Tic tac. Otto metri quadrati per ogni secondo. Anche in questo, secondo.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/TizianaBarilla” target=”on” ]https://twitter.com/TizianaBarilla[/social_link] @TizianaBarilla