Di che parliamo quando parliamo di famiglia? Se chiedeste a Giovanardi non avrà dubbi: un uomo, una donna e, possibilmente tre-quattro figli. La verità è più complessa, oggi le famiglie sono mille cose diverse e cambiano a causa delle leggi, delle dinamiche sociali, dell’andamento dell’economia. E’ sempre stato così, anche se ce la raccontiamo in un altro modo. Declino della popolazione, declino della famiglia, calo costante del numero di matrimoni. Non sarà il Sinodo che conviene oggi a Roma a scoprire che la famiglia intesa come coppia sposata ed eterosessuale è sempre meno una rappresentazione del mondo reale. Sono i dati a raccontarlo e persino i nove giudici della Corte Suprema Usa, fatta a maggioranza di conservatori, ha dovuto riconoscere, emettendo una sentenza sul matrimonio omosessuale, che la legge deve definire ciò che esiste, evolvere con la società.
I dati Onu – che la chiesa parla al mondo – indicano come il numero di matrimoni sia in declino quasi ovunque (in più dell’80% dei Paesi), che l’età del matrimonio avanza, cresce il numero di unioni consensuali, così come il numero di divorzi. Naturalmente, parlando di mondo, cultura, religione e giurisprudenza modificano il quadro di Paese in Paese.
Di che famiglia parliamo allora? Vediamo cosa ci dicono i dati relativi alla famiglia italiana, europea e americana.
Gli ultimi dati diffusi dall’Istat sono relativi al 2013 e sono inequivocabili. Per la prima volta si scende sotto i 200mila matrimoni e, naturalmente, se non ci fossero gli immigrati il numero di famiglie tradizionali sposate sarebbe più basso di quanto già non sia.
A diminuire sono soprattutto le prime nozze tra sposi di cittadinanza italiana: 145.571 celebrazioni nel 2013, oltre 40 mila in meno negli ultimi cinque anni. Questa differenza spiega da sola il 77% della diminuzione osservata per il totale dei matrimoni nel 2008-2013. I matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera, dopo il recupero del 2012, scendono di nuovo tornando al livello di circa 26 mila (pari al 13,4% delle nozze celebrate nel 2013).
La diminuzione si deve sopratutto alle nozze tra stranieri. I matrimoni misti, cioè quelli in cui un coniuge è italiano e l’altro straniero, ammontano a 18.273 nel 2013. La tipologia prevalente è quella in cui è la sposa ad essere di cittadinanza straniera: 14.383 nozze (il 78% di tutti i matrimoni misti). Una sposa straniera su due è cittadina di un paese dell’Est Europa (Ue e non-Ue).
Diminuiscono anche i matrimoni successivi al primo, scendendo da 34.137 del 2008 a 30.691 del 2013, ma il ritmo della flessione è più contenuto di quello delle prime nozze. Pertanto, la loro quota sul totale continua ad aumentare, dal 13,8% del 2008 al 15,8% del 2013.
Veniamo all’Europa, con questo grafico Eurostat è di facile interpretazione, la curva che sale è quella dei divorzi e quella che scende, più rapidamente di quanto non salga l’altra, è quella dei matrimoni.
In Europa aumenta in maniera crescente anche il numero di figli nati fuori dal matrimonio, come si legge sul sito Eurostat:
Circa il 40% dei bambini sono nati fuori dal matrimonio nel 2012, mentre la cifra corrispondente per il 2000 era del 27,3% . Le nascite extra-coniugali sono aumentate in quasi tutti gli Stati membri dell’UE-28 nel corso del 2012 rispetto al 2011, con l’eccezione dell’Estonia. In sette Stati membri la maggior parte dei nati è fuori dal matrimonio. Una percentuale ancora maggiore di nati vivi fuori dal matrimonio è stata registrata nel 2012 in Islanda (66,9%). I Paesi del Mediterraneo (Grecia, Croazia, Cipro, Italia e Malta), assieme con Polonia e Lituania sono all’altra estremità della scala, con oltre il 70%, delle nascite che si è verificata all’interno del matrimonio.
Che poi nei Paesi scandinavi il tasso di matrimoni sia calato meno che altrove, che in media si facciano più figli e che, sempre in quei Paesi, sia in media più facile divorziare, ci dice quanto pesino l’organizzazione di un welfare efficiente e una legislazione laica.
Anche negli Stati Uniti il matrimonio tradizionale è in calo. Nel 1990 le persone mai sposatesi erano intorno al 25%, nel 2012 il 40%, mentre i divorziati e separati, erano l’11% nel 1990 e il 14% nel 2012.
Una netta maggioranza di adulti LGBT e il pubblico in generale concordano sul fatto che amore, compagnia e prendere un impegno per tutta la vita siano ragioni molto importanti per sposarsi. Tuttavia, gli intervistati LGBT sono due volte più propensi del pubblico in generale a parlare dll’importanza del matrimonio come momento dell’ottenimento di diritti e benefici (46% contro 23%).
Un altro caso in cui il tema è la legislazione e non l’affettività in generale a essere il tema. La questione non è rendere difficile il divorzio, impedire alle persone di avere diritti uguali per tutti tema ma la percezione diffusa di cosa sia lo stare assieme. Una percezione che cambia.
Di famiglia come costruzione sociale e storica Left aveva parlato con Chiara Saraceno su un numero di Left del 2014. La sociologa autrice di Coppie e famiglie (Feltrinelli, 2012), ecco due delle risposte che diede allora a Donatella Coccoli.
Non è mai stato giusto, perché non c’è niente di meno naturale della famiglia. Il che non vuol dire che è innaturale, certo. Ma la famiglia è una costruzione sociale, legale e normativa. Sono le norme che definiscono quali rapporti di sesso o di generazione sono familiari oppure no. E se noi guardiamo la famiglia da un punto di vista antropologico e storico scopriamo che il modo in cui questo processo normativo è avvenuto è variato molto nel tempo e nello spazio. Ancora fino all’altro ieri, per esempio, si distingueva fra legittimi e naturali. E qui il termine naturale vale meno di legittimo. (…)
La famiglia è cambiata dentro l’eterosessualità del matrimonio proprio nei contenuti, negli obiettivi che ci si aspetta. Il motivo per cui oggi le persone omosessuali si sentono legittimate a considerarsi famiglia è fondato sulle trasformazioni della coppia eterosessuale. Nel momento in cui questa trova la giustificazione – parlo dell’Occidente democratico – nell’affettività reciproca, nella simmetrica uguaglianza, e non necessariamente nella riproduzione, che differenza c’è?
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