Sarà una goccia in mezzo al mare, ma comunque è simbolica, segno di un malessere profondo. Il Sud si ribella alla Buona scuola. Tre consigli comunali del Mezzogiorno hanno votato una mozione contro la legge 107, indirizzandola al presidente del Consiglio e ai presidenti delle Camere. Sono Gravina di Puglia (che aveva bocciato la riforma renziana quando ancora era un ddl), Lamezia Terme (Catanzaro) e Cinquefrondi (Reggio Calabria). «È un sostegno alla lotta degli insegnanti, contro la controriforma della scuola», afferma Michele Conìa, giovane sindaco di Cinquefrondi, a capo di una giunta che fa capo alla lista civica di sinistra Progetto Rinascita. Il consiglio comunale ieri ha approvato l’ordine del giorno anti Legge 107.
«Al Sud la situazione è particolarmente drammatica soprattutto perché le diseguaglianze sono sotto gli occhi di tutti», aggiunge Rosanna Giovinazzo, docente che fa parte del collettivo insegnanti calabresi Partigiani della scuola, uno dei comitati più combattivi nell’ultimo anno nella lotta contro la Buona scuola. Quali sono le principali storture che in un territorio come quello della piana di Gioia Tauro, circa 200mila abitanti, un tasso di disoccupazione altissimo e il problema della dispersione scolastica? Prendiamo uno dei capisaldi della Buona scuola, l’alternanza scuola-lavoro. «Dove potranno andare gli studenti, per esempio degli istituti tecnici occupati per 400 ore nel triennio? In un supermercato, in un oleificio?», sottolinea la docente. Il rischio che con l’alternanza scuola-lavoro si vada incontro ad uno sfruttamento del lavoro giovanile è evidente. Un altro aspetto è quello legato alle erogazioni liberali, lo School Bonus che permette ai privati che effettuano donazioni di detrarne il 65 % dalle tasse. «Chi vuole che venga a finanziare l’ultima scuola della Calabria?», si chiede l’insegnante. Chiara la sperequazione tra territori come quello calabrese e quello di altre regioni, soprattutto del Nord, dove privati, fondazioni e imprese da tempo “aiutano” le scuole.
Come si legge anche nella mozione votata dal consiglio comunale di Cinquefrondi è anche il sistema di valutazione a essere fortemente criticato. Cioè la formazione dei comitati di cui fanno parte anche studenti e genitori e che dovranno scegliere i docenti a cui andrà il bonus in denaro. «I criteri di valutazione del merito dei docenti vanno stabiliti per legge, e non attribuiti a scelte discrezionali di dirigenti scolastici o comitati di cui fanno parte membri esterni, genitori e studenti, che non sono né ben informati sul rendimento, né imparziali. Infatti, l’art 97 della Costituzione stabilisce che “i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione»», si legge nell’ordine del giorno.
La mozione del piccolo comune calabrese dopo aver valutato tutti i punti critici della Legge 107 considerato che «il mondo della scuola è un settore di primaria importanza, al quale tutti dobbiamo volgere il nostro interesse e le nostre fondate preoccupazioni», delibera infine, «di esprimere solidarietà e soprattutto pieno appoggio alle iniziative, pienamente condivisibili, anche in riferimento alla tutela dei fondamentali diritti costituzionali, degli insegnanti calabresi e di tutt’Italia». Una presa di posizione che non avrà certo ripercussioni sull’effettiva attuazione della legge, ma che ben rappresenta un disagio diffuso in tutta Italia. Intanto, il 9 ottobre si terrà la manifestazione degli studenti “Vogliamo potere” in oltre 90 città italiane e entro novembre è prevista una mobilitazione del mondo docente. Mentre, va detto, il percorso della legge segna qualche ritardo, visto che la presentazione del Pof (il piano dell’offerta formativa) da presentarsi entro la fine di ottobre slitta a gennaio 2016.
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