L'eurodeputata portoghese Marisa Matias si candida alle Presidenziali, che si terranno con ogni probabilità a gennaio 2016. Il Bloco de Esquerda è già in azione per raccogliere le firme. Dopo il greco, la sinistra europea parla portoghese?

«Sim, sou candidata». Con un post su facebook e un tweet l’eurodeputata portoghese Marisa Matias ha annunciato la sua candidatura alle Presidenziali che si terranno in Portogallo nel 2016. «Viviamo momenti di attesa e di speranza e, in momenti come questi, dobbiamo sapere ‘ interpretarli e correre rischi», scrive Matias. «Avrei preferito – ed è ciò per cui il Bloco de Esquerda ha lavorato – che esistesse una sola candidatura per la sinistra, che riunisse le forze. Ma in soli tre mesi questo non è fattibile, oggi questo scenario purtroppo non esiste». Ancora non è nota la data in cui si terranno le elezioni, dovrebbe essere a gennaio 2016. Ma il Bloco ha già cominciato a raccogliere le firme a sostegno della candidatura, in Portogallo ne servono almeno 7.500.


 

Left ha intervistato la bloquista Marisa Matias sul numero del 10 ottobre. Ecco cosa ci ha detto.

Dopo il greco, nelle prossime settimane la sinistra europea parlerà portoghese. La destra pro-austerità vince in Portogallo, ma non stravince. Anzi, al momento, non è neppure in grado di governare. In attesa che il capo di Stato portoghese Anibal Cavaco Silva conferisca l’incarico al fragile Pedro Passos Coelho, gli analisti della politica già dicono che si tornerà al voto nel 2016. La vittoria senza maggioranza della destra uscente, perciò, non dice affatto che i portoghesi hanno promosso le politiche di austerità. Per almeno due ragioni: l’alto astensionismo – quota 43% – e il risultato della sinistra radicale e antiausterità. Se i pro-Troika hanno registrato un calo di ben 14 punti, la sinistra seppur divisa è cresciuta. Il Bloco de esquerda (Be) ha raddoppiato i consensi raggiungendo un ampio 10%, i comunisti del Partido comunista portoghese (Pcp) hanno guadagnato un altro 1% e persino i socialisti del Psp – guidati per l’occasione dall’ex sindaco di Lisbona António Costa – ne hanno guadagnati 4. Nonostante il Partito socialista abbia l’onta di aver guidato il Paese durante le prime iniezioni di austerità, fino al 23 marzo del 2011 e cioè finché il loro ex leader ed ex primo ministro José Sócrates presentò le sue dimissioni (il Parlamento aveva respinto il suo piano di austerity su richiesta dell’Ue). Da lì la sconfitta e il passaggio del testimone al centrodestra di Coelho. E l’arresto di Sócrates, il 22 novembre del 2014, per frode e corruzione. Dopo tante turbolenze, quello che cresce a vista d’occhio, in Portogallo, è il bisogno di cambiamento. Il Parlamento neoeletto è stato, di fatto, rinnovato per metà: il 48% dei neoparlamentari che siederanno all’Assembleia da República non vi sedevano nell’ultima legislatura. I portoghesi reclamano aria di cambiamento e che a raccogliere il dissenso possa essere la sinistra non è ancora escluso.

Una sinistra antiausterità ma non antieuropea, come quella del Bloco de esquerda, presente tanto a Lisbona quanto a Bruxelles nel gruppo Gue/Ngl. I forti legami tra l’eurodeputata portoghese Marisa Matias e il leader di Podemos Pablo Iglesias non sono un mistero, e non poche volte i due hanno infiammato le piazze lusitane, cercando di innestare a Bruxelles la mina del cambiamento in entrambi i loro Paesi. Non a caso, il programma elettorale del Be pone al primo punto proprio la questione europea.

Per il Portogallo si prospetta un governo di larghe intese o una terza via di sinistra? Da che parte stanno i socialisti portoghesi? Da Bruxelles arriva l’apertura dei socialisti portoghesi. Dalle colonne del quotidiano greco Avgi, l’eurodeputata socialista Ana Gomez ha così osato: «I socialisti hanno una responsabilità storica di fronte ai cittadini del Portogallo e dell’Europa», auspicando, di fatto, un governo di sinistra dei socialisti insieme al Bloco e al Pcp. «Per rompere con l’austerità neoliberista di destra». Ma Marisa Matias, interpellata da Left, non ne è così convinta: «Siamo stati i primi a lanciare la sfida di un’intesa post-elettorale in caso ci fosse stata una maggioranza di sinistra. E il Bloco de esquerda mantiene la sua disponibilità. Mantiene questa sfida. Ma è proprio il Partito socialista a non avere ancora risposto. Anzi, le dichiarazioni del suo segretario generale sono state più propense a garantire il governo di destra che a mostrare disponibilità per un accordo con la sinistra».

Avete raggiunto un risultato storico, il 10%, superando persino il Pcp.

La nostra disputa non è certo con Pcp. Apprezziamo l’enorme crescita del Bloco, che ottiene il suo migliore risultato di sempre, ma per noi è molto positivo che tutte le forze politiche anti-austerità abbiano ottenuto una crescita con le elezioni e la rappresentanza parlamentare.

Del resto, la questione europea per voi è sempre stata centrale e di fondamentale importanza. È al primo punto del vostro programma elettorale.

Sì, una delle nostre linee guida è la dimensione internazionale dell’azione. In questo senso valorizziamo molto le relazioni con tutti i partiti politici che hanno una posizione di lotta contro l’austerità, per la giustizia sociale ed economica. Abbiamo una lunga storia di relazioni con Syriza e più recentemente con Podemos, ma tutti sono importanti e fondamentali per qualsiasi progetto di trasformazione. Questo è un cammino che non si fa isolatamente. La politica è anche relazioni di forza, abbiamo bisogno di rinforzarci in tutta Europa se vogliamo un’alternativa.

Adesso sarà necessario un referendum sulle politiche europee di austerità?

Siamo appena venuti fuori da un processo elettorale. La politica del governo sulla base di austerità aveva solo il 39% del sostegno popolare. Più del 60% degli elettori ha votato per i partiti di opposizione. Quello di cui necessitiamo adesso è avere una forza rappresentativa di questa maggioranza che vuole cambiare. In ogni caso, noi sosteniamo che tutte le scelte fatte in nome delle persone e che non sono sanciti dai programmi originali, devono essere oggetto di consultazione popolare. Questo governo ha promesso che non avrebbe più attuato l’austerità, ma sappiamo che non è vero.

Infine, come si spiega che i portoghesi abbiano votato ancora una volta Passos Coelho?

Paura, ricatto, e soprattutto un programma poco chiaro. La narrazione creata da Passos Coelho è stata quella che ci sono stati molti sacrifici da fare, ma che il peggio era finito. Ma è altrettanto importante notare che il risultato dei due partiti di destra che appoggiavano il governo è stato il più basso degli ultimi annie che hanno perso più di 700mila voti. In verità, i vincitori sono stati quelli che hanno perso nella notte delle elezioni.

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