A meno di un rinvio dovuto a un difetto di forma nella notifica a un imputato parte il più grande processo per reati ambientali della storia del Paese. 47 a processo, dai componenti della famiglia Riva, ai dirigenti a molti amministratori locali

Sarà forse il più grande processo in tema di ambiente che il nostro Paese abbia mai visto: sei anni di indagini, 47 imputati, un migliaio di parti civili, un centinaio di avvocati e una città che aspetta di capire se i responsabili del disastro ambientale prodotto in decenni dall’Ilva avranno un nome e un cognome.

Ieri intanto otto ex direttori dell’impianto e due medici sono stati assolti dall’accusa di omicidio colposo per la morte dell’operaio Nicola Bozza, ucciso da un cancro che l’accusa imputava all’esposizione all’amianto.

La parte giudiziaria della vicenda Ilva comincia il 26 luglio 2012 quando la magistratura tarantina, impose il sequestro dell’area a caldo e fece arrestare i manager dell’azienda. Da oggi, salvo un eventuale rinvio dovuto a un difetto di notifica a un imputato, si comincia.

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Della famiglia Riva, titolare delle acciaierie saranno processati Nicola e Fabio, quest’ultimo unico detenuto. A processo anche l’ex presidente della Regione, Nichi Vendola, il deputato di Sel Nicola Fratoianni e il consigliere regionale Pd, Donato Pentassuglia, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano (abuso d’ufficio), l’ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido e l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva (concussione). Alla sbarra anche un diversi dirigenti Ilva e del Siderurgico tarantino succedutisi negli anni

I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata a vari reati, tra i quali il disastro ambientale, all’avvelenamento di acque e sostanze alimentari (motivo per cui il processo si celebra dinanzi alla Corte di Assise di Taranto), al getto pericoloso di cose, all’omissione di cautele sui luoghi di lavoro.

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La stritte sui muri di Taranto contro l'Ilva i fratelli Riva ed il Governo. ANSA / CIRO FUSCO

Ieri in città si è anche riunito il tavolo istituzionale Taranto, che sta lavorando ad uno schema di Contratto istituzionale di sviluppo, previsto dalla legge 20 dello scorso marzo. Il tavolo si occupa sia della bonifica dell’area che degli interventi in città con l’obbiettivo di elaborare un contratto istituzionale che attraverso interventi di Stato, enti locali e privati, favorisca la ripresa dell’economia cittadina. Sono stati individuati quattro assi di intervento: il recupero della Città vecchia, il porto, la bonifica dell’enorme area esterna al siderurgico e l’Arsenale della Marina Militare. In questi mesi il Comune ha predisposto un piano per la Città vecchia che prevede la messa in sicurezza degli edifici a rischio crollo, ilrifacimento delle reti dei servizi, la valorizzazione degli edifici storici. L’obbiettivo è quello di individuare 30-40 milioni di finanziamenti.

Taranto aspetta l’esito del processo, ma con più ansia e bisogno, aspetta di vedere l’avvio di interventi per la riqualificazione della città, la messa in sicurezza dell’acciaieria e la bonifica di un ambiente devastato (qui sotto il trailer di Buongiorno Taranto, documentario di Paolo Pisanelli.

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