«Si deve parlare solo di riqualificazione e non di ampliamento», sostiene il governatore. Gli edifici da ricostruire potranno essere ampliati dal 35 per cento al 50 per quelli che si trovano in zone a rischio esondazioni. Se poi sono nel parco delle 5 terre o sul monte di Portofino, non conta
La giunta regionale guidata da Giovanni Toti lunedì sera ha approvato il nuovo piano casa della Liguria (che entro l’anno andrà ai voti in consiglio regionale). Un piano al centro delle critiche di ambientalisti e opposizioni, soprattutto perché consente l’ampliamento degli edifici da riqualificare anche nei parchi regionali, pur sotto il controllo dell’Ente che li gestisce: «In Liguria i parchi sono troppi», ha detto poi Toti, per rispondere alle critiche di 5 stelle e sinistra, senza neanche preoccuparsi di negare gli effetti cementificatori della scelta.
È l’assessore all’Edilizia Marco Scajola, nipote del noto Claudio con casa al Colosseo, a minimizzare: «Nel Piano casa precedente», dice, «alcuni parchi erano inclusi, altri no. Oggi sono stati inseriti tutti quanti. Ma saranno le stesse autorità del parco a dire se l’intervento di riqualificazione di un immobile di può fare o no». I parchi finora esclusi da bonus erano i Parchi di Portofino, Cinqueterre, Portovenere e Montemarcello-Magra.
Sono tutti gli edifici da ricostruire, comunque, che potranno godere di un aumento della percentuale di ampliamento, che andrà dal 35 per cento al 50 per quelli che si trovano in zone a rischio esondazioni e che verranno ricostruiti in zone sicure. «Di riqualificazione si deve parlare e non di ampliamento», continua però Scajola il minimizzatore: «Gli ampliamenti ci sono solo perché senza incentivi nessuno sarebbe motivato a spostare o a migliorare lo stato dei propri immobili».
 
«Il nostro piano casa darà una vera scossa al settore dell’edilizia, che maggiormente sta vivendo la crisi in Liguria, con 4000 persone disoccupate e infinite situazioni di sofferenza», è invece l’aspetto che più sta a cuore a Toti, che non si accorge, però, di usare così lo stesso argomento con cui Matteo Renzi («Bisogna rilanciare il settore dell’edilizia») ha difeso la scelta di eliminare l’Imu sulla prima casa, per tutti, a prescindere tanto dal reddito familiare quanto dalla lussuosità dell’abitazione.
 
Oltre a la sinistra ligure (che alle ultime regionali, candidando il civatiano Luca Pastorino, ha rotto con il Pd) e ai 5 stelle, voce contraria al piano Casa è anche quella di Raffaella Paita, candidata del Pd alle ultime regionali, sconfitta, fortemente voluta da Matteo Renzi. «Credo sia giunto il momento di dire basta. Occorre una forte mobilitazione per difendere il nostro territorio dal duo Toti/Scajola e dalla colata di cemento che promettono di far arrivare nei prossimi anni sulle nostre coste e nel nostro entroterra», dice Paita, incurante che i 5 stelle riconducano invece il piano Toti nel solco dell’ex governo di centrosinistra. Notano, ad esempio, come quello di Toti rimandi a future valutazioni eventuali modifiche alla norma introdotta da Burlando, che consente di costruire fino a cinque metri dall’alveo dei fiumi, seppur in zone non a rischio.
«Quelli che adesso frignano e ci accusano di cementificare», replica non a caso Toti, per una volta concorde con i 5 stelle, «sono gli stessi che da trent’anni non hanno impedito la cementificazione selvaggia di questa Regione e non sono stati nemmeno capaci di agganciare la ripresa legata a quella cementificazione».
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