Il decreto Colosseo votato dalla Camera «è un provvedimento che usa strumentalmente il diritto di assemblea dei lavoratori del Colosseo per intimidire tutto il mondo del lavoro rispetto al diritto e alla libertà di sciopero. La fruizione della cultura non c’entra nulla perché colpisce i lavoratori che erano in assemblea perché non gli pagavano gli straordinari da nove mesi quando proprio quei custodi per mesi, benché non adeguatamente retribuiti, hanno tenuto aperto il Colosseo», dice Giorgio Airaudo deputato di Sel ed ex sindacalista FIOM, che nel dibattito alla Camera ha chiesto il ritiro di questo provvedimento varato d’urgenza a settembre dopo che il Colosseo è rimasto chiuso per qualche ora per assemblea sindacale regolarmente convocata.
«Accade tutto questo – continua il parlamentare dal lungo passato di sindacalista – mentre in tutta Italia siti archeologici vengono affittati, come è accaduto alla Reggia di Venaria a Torino, per fare un ballo in maschera alla maniera del Settecento, facendo sì che i turisti non potessero entrare per tre ore. E i turisti ne staranno fuori dalla porta anche il 21 novembre quando ci sarà il lancio del portale Italia Login alla presenza del Premier Renzi».
In Italia, anche grazie alla Legge 4/1993 firmata dall’allora ministro Ronchey, moltissimi sono gli esempi di uso di musei e luoghi pubblici per interessi privati, permettendo che l’interesse collettivo sia subordinato al profitto dei privati. «L’ 8 ottobre scorso una banca ha affittato la villa della Regina a Torino – ricorda Airaudo -. La Biblioteca nazionale di Firenze è stata chiusa ai lettori per una sfilata di moda. E prima ancora quando Renzi era sindaco di Firenze affittò il Ponte Vecchio alla Ferrari solo per fare alcuni esempi. In tutti questi casi ad essere esclusi sono i visitatori e cittadini ma nessuno ha gridato allo scandalo. Poi se i lavoratori fanno un’assemblea sindacale si grida allo scandalo e al disservizio per i turisti».
Dopo il sì dell’Aula della Camera al decreto legge Colosseo la parola ora passa al Senato. Alla Camera i voti a favore sono stati 241, 102 i contrari, 19 gli astenuti. Contro hanno votato M5S, Sel e Fi; la Lega si è astenuta.
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