Non è bastato il no di Regione, sindaci, area protetta e cittadini. Il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato l'estrazione petrolifera a pochi chilometri dalla Costa dei Trabocchi. Il coordinamento No Ombrina annuncia battaglia legale

Non è bastato il no di Regione, sindaci, area protetta e cittadini. Il ministero dello Sviluppo economico ha fatto di testa sua e ha autorizzato il progetto di estrazione petrolifera off-shore denominato “Ombrina Mare”, al largo delle coste abruzzesi. La conferenza dei servizi si è conclusa senza tener conto delle ragioni di chi – come il comitato No Ombrina – negli anni si è battuto per tutelare un’area di elevato valore naturalistico, culturale e paesaggistico. In mezzo all’Adriatico, a pochi chilometri dalla Costa dei Trabocchi, il progetto prevede nuovi pozzi e una nuova piattaforma petrolifera collegata a una nave-raffineria poco più al largo.

Davanti alla sede del Mise, mentre giungeva notizia della decisione del governo, circa duecento attivisti manifestavano sottolineando la schizofrenia di una scelta in controtendenza «sia rispetto alle dichiarazioni d’intenti su green economy e lotta ai cambiamenti climatici sia rispetto alle tendenze globali che, alla vigilia del vertice sul clima di Parigi, vedono ad esempio il presidente degli Stati Uniti Obama rinunciare all’oleodotto Keystone XL e alle estrazioni petrolifere nell’Artico».

Il coordinamento No Ombrina annuncia battaglia legale contro quello che definisce «un sopruso» del dirigente del Mise presente all’incontro davanti elle criticità e agli impedimenti rilevati da Regione e Comuni abruzzesi. Associazioni e comitati locali non risparmiano critiche al governo «amico dei petrolieri» e in controtendenza rispetto agli allarmi di numerosi organismi internazionali che suggeriscono di disinvestire sulle fonti fossili.

Sullo sfondo, ancora una volta lo scontro istituzionale – su questa come su altre questioni ambientali – tra governo centrale e Regioni. «Ci saremmo aspettati quantomeno una sospensione dell’iter autorizzativo, se non la revoca, viste le due leggi regionali vigenti che di fatto vietano la costruzione della piattaforma a largo della costa teatina» ha spiegato il presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco, riferendosi al divieto di trivellare entro le 12 miglia e all’istituzione del Parco marino della Costa dei Trabocchi.

Quello del Mise non è l’atto finale sulla vicenda Ombrina Mare: Regione Abruzzo, enti locali e ambientalisti aspettano il pronunciamento della Corte di Cassazione sul referendum promosso da dieci Regioni contro le norme pro-trivelle e lo Sblocca Italia, su cui pende anche un ricorso alla Consulta. E non sono escuse anche nuove manifestazioni.