Il mondo è più preoccupato che in passato del cambiamento climatico, anche se le società che inquinano di più sono quelle che trovano che, in fondo, non ci sia troppo da preoccuparsi. E’ questo il risultato di un sondaggio planetario contenuto in un lungo rapporto del Pew Research Centre a pochi giorni dall’inizio dalla conferenza mondiale sul clima di Parigi (COP21).
Vediamo quali sono le convinzioni e le preoccupazioni delle diverse società mondiali cominciando con il notare che, a giudicare dal sondaggio del Pew, i governanti di tutto il mondo un po’ di pressione addosso la sentiranno. Certo, le grandi manifestazioni che ci saranno, ma anche le opinioni pubbliche nazionali. La tabella qui sotto ci mostra come America latina e Africa siano le aree del mondo più preoccupate e convinte che (da dx a sx) “Il Cambiamento climatico sia un problema serio/Che produce già danni alle persone/Che mi recherà danno”. Gli europei sono preoccupati, ma non temono per loro stessi. Americani e cinesi, secondo e primo inquinatore del pianeta, hanno meno paura (in generale nel mondo, più emissioni e meno preoccupazione vanno assieme). Con la differenza che in Cina la preoccupazione cala, mentre negli Usa è cresciuta in maniera costante negli ultim anni.
Cosa preoccupa le società? Dipende dal clima, ma per tutti la prima cosa è il timore di siccità e mancanza d’acqua. Gli asiatici temono molto eventi metereologici violenti – che sono in aumento nel Pacifico – in Medio Oriente temono più il caldo che altrove, e in Europa e Usa c’è timore per l’innalzamento dei mari.
Un dato positivo è quello che riguarda le scelte da farsi: il 78% degli interrogati dice di essere d’accordo con il fatto che il suo Paese debba limitare le emissioni, il 67% ritiene che occorrerà adottare dei cambiamenti consistenti agli stili di vita e il 54% pensa che i Paesi ricchi dovrebbero fare di più. A Parigi, insomma, chi vuole fare delle scelte, potrà dire di avere dalal sua l’opinione pubblica mondiale.
Da ultimo vale la pena di guardare alle differenze di opinione sulla base dell’orientamento politico in alcuni Paesi presi a campione: ovunque la gente di sinistra è convinta che il cambiamento climatico avrà effetti che la riguarderanno, mentre la destra meno. Interessante per misurare il livello di consapevolezza europeo: in Germania e Gran Bretagna le differenze sono meno marcate. Negli Stati Uniti il Pew ha interrogato anche sulla base delle convinzioi religiose e del censo: cattolici e atei sono più preoccupati dei protestanti (in parte più di destra e messianici, ma c’entra cneh la recente visita di papa Francesco), mentre i poveri sono più preoccupati dei ricchi.
E l’Italia?
Da noi il 55% pensa che il cambiamento climatico sia un problema serio; il 90% pensa che avrà degli effetti negativi sulla vita delle persone adesso o nei prossimi anni (adesso 65%) e l’81% ritiene che avrà effetti sulla propria vita. Quanto alle differenze politiche, chi è di sinistra pensa che il cambiamento del clima sia un problema serio nel 69% dei casi, i moderati nel 59% e la destra nel 42%. L’89% ritiene che occorra limitare le emissioni di gas serra e il 70% che occorra cambiare stili di vita. Quanto alle preoccupazioni, gli italiani temono eventi climatici catastrofici più di quanto non temano la siccità. Ad avere voglia di agire, insomma, c’è un’opinione pubblica attenta persino in Italia.
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