[caption id="attachment_64019" align="aligncenter" width="300"] Gerardo Marotta[/caption]
Lo straordinario patrimonio librario della Biblioteca dell'Istituto di studi filosofici di Napoli finisce all’incanto. L’avvocato Gerardo Marotta, che per lunghi anni ne è stato mentore garantendo generosamente l’accesso pubblico a tutti gli studiosi, oggi vede andare all’asta alcuni testi antichi che fanno parte del patrimonio librario messo insieme in quarant'anni di ricerche condotte in fondi e archivi di tutto il mondo. E questo per non essere riuscito a pagare l’affitto del locale dove aveva depositato i volumi quando è stato sfrattata la biblioteca dell'Istituto era stata sfrattata. Tra le sedici opere in più volumi oggi in vendita ci sono testi di medicina, storia, filosofia, diritto e poesia, editi tra il XVI e il XIX secolo. Fra questi due cinquecentine e poi una Gerusalemme liberata del 1888. Nella lista figura anche un testo di Antonio Genovesi, edito a Napoli nel 1760. Un autore, molto caro a Marotta perché ebbe la prima cattedra di economia politica in Europa e lottò per ideali di giustizia sociale e laicità.
[caption id="attachment_64017" align="aligncenter" width="300"] Biblioteca Girolamini[/caption]
Così, a pochi giorni dalla riapertura della Biblioteca Girolamini, la storica biblioteca di Vico saccheggiata dal suo ex direttore, ora agli arresti, un'altra parte del patrimonio librario italiano rischia di essere disperso.
Su questa vicenda la deputata Annalisa Pannarale aveva fatto un'interrogazione parlamentare sollecitando il ministero dei Beni culturali a intraprendere iniziative per scongiurare la dispersione del patrimonio librario dell'Istituto, denunciando il rischio che i preziosi volumi provenienti dalla biblioteca dell'Istituto italiano per gli studi filosofici potessero finire in qualche ricco salotto in Italia o all’estero e sparire dalla consultazione pubblica con la vendita giudiziaria ordinata dal Tribunale di Napoli. Ieri, al termine del question time, la vicepresidente del gruppo Sinistra italiana ha denunciato la sostanziale indifferenza e il rimpallo di responsabilità da parte del ministro per i Beni culturali.
«Parlando dell'Istituto italiano per gli studi filosofici l'Unesco ha detto che questa istituzione culturale d'eccellenza “non ha paragoni al mondo"», ricorda Pannarale. «Malgrado vanti crediti nei confronti del Miur, confermati anche da una recente sentenza del Consiglio di Stato, l'Istituto non riesce a far fronte alla condizione debitoria che rischia di comprometterne per sempre la fruizione pubblica e la stessa esistenza». «È paradossale - sottolinea Pannarale - che lo stesso governo che in tutta fretta decreta l'apertura del luoghi della cultura come "servizio pubblico essenziale" consenta con disinvoltura la dispersione, se non la scomparsa, di un bene finora fruito liberamente da migliaia di studiosi e ricercatori da tutto il mondo. Mibact e il Miur hanno la primaria responsabilità di tutelarne l'integrità e difenderne la natura di bene comune che ne consente la fruizione pubblica». Per fermare questo ennesimo attacco alla cultura e alla produzione di sapere pubblico «intendo intraprendere da subito ogni possibile iniziativa parlamentare, a partire da una risoluzione in commissione cultura che richiami il governo alle proprie responsabilità, perché ricerchi una soluzione urgente e finalmente definitiva per impedire un'ulteriore grave ferita alla comunità scientifica e al Paese».
[social_link type="twitter" url="https://twitter.com/simonamaggiorel" target="on" ][/social_link] @simonamaggiorel
Lo straordinario patrimonio librario della Biblioteca dell’Istituto di studi filosofici di Napoli finisce all’incanto. L’avvocato Gerardo Marotta, che per lunghi anni ne è stato mentore garantendo generosamente l’accesso pubblico a tutti gli studiosi, oggi vede andare all’asta alcuni testi antichi che fanno parte del patrimonio librario messo insieme in quarant’anni di ricerche condotte in fondi e archivi di tutto il mondo. E questo per non essere riuscito a pagare l’affitto del locale dove aveva depositato i volumi quando è stato sfrattata la biblioteca dell’Istituto era stata sfrattata. Tra le sedici opere in più volumi oggi in vendita ci sono testi di medicina, storia, filosofia, diritto e poesia, editi tra il XVI e il XIX secolo. Fra questi due cinquecentine e poi una Gerusalemme liberata del 1888. Nella lista figura anche un testo di Antonio Genovesi, edito a Napoli nel 1760. Un autore, molto caro a Marotta perché ebbe la prima cattedra di economia politica in Europa e lottò per ideali di giustizia sociale e laicità.
Così, a pochi giorni dalla riapertura della Biblioteca Girolamini, la storica biblioteca di Vico saccheggiata dal suo ex direttore, ora agli arresti, un’altra parte del patrimonio librario italiano rischia di essere disperso.
Su questa vicenda la deputata Annalisa Pannarale aveva fatto un’interrogazione parlamentare sollecitando il ministero dei Beni culturali a intraprendere iniziative per scongiurare la dispersione del patrimonio librario dell’Istituto, denunciando il rischio che i preziosi volumi provenienti dalla biblioteca dell’Istituto italiano per gli studi filosofici potessero finire in qualche ricco salotto in Italia o all’estero e sparire dalla consultazione pubblica con la vendita giudiziaria ordinata dal Tribunale di Napoli. Ieri, al termine del question time, la vicepresidente del gruppo Sinistra italiana ha denunciato la sostanziale indifferenza e il rimpallo di responsabilità da parte del ministro per i Beni culturali.
«Parlando dell’Istituto italiano per gli studi filosofici l’Unesco ha detto che questa istituzione culturale d’eccellenza “non ha paragoni al mondo”», ricorda Pannarale. «Malgrado vanti crediti nei confronti del Miur, confermati anche da una recente sentenza del Consiglio di Stato, l’Istituto non riesce a far fronte alla condizione debitoria che rischia di comprometterne per sempre la fruizione pubblica e la stessa esistenza». «È paradossale – sottolinea Pannarale – che lo stesso governo che in tutta fretta decreta l’apertura del luoghi della cultura come “servizio pubblico essenziale” consenta con disinvoltura la dispersione, se non la scomparsa, di un bene finora fruito liberamente da migliaia di studiosi e ricercatori da tutto il mondo. Mibact e il Miur hanno la primaria responsabilità di tutelarne l’integrità e difenderne la natura di bene comune che ne consente la fruizione pubblica». Per fermare questo ennesimo attacco alla cultura e alla produzione di sapere pubblico «intendo intraprendere da subito ogni possibile iniziativa parlamentare, a partire da una risoluzione in commissione cultura che richiami il governo alle proprie responsabilità, perché ricerchi una soluzione urgente e finalmente definitiva per impedire un’ulteriore grave ferita alla comunità scientifica e al Paese».