Un libro fotografico dell'Ispra documenta popolazioni sottomarine finora mai viste. Dopo 900 immersioni nel mare che circonda l'Italia. Con qualche sorpresa sgradita.

Biodiversità è la parola chiave per descrivere i fondali del mare che circonda l’Italia. Biodiversità che significa ricchezza – di specie e organismi marini – e ricerca scientifica. E’ quanto emerge dal libro fotografico dell’Ispra Colori profondi del Mediterraneo realizzato da Michela Angiolillo e Marco Pisapia con le immagini di Simonepietro Canese (26 novembre, ore 18, la presentazione al Museo civico di zoologia, Roma). Il volume è il risultato di 900 immersioni tra i 50 e i 400 metri durante 50 campagne oceanografiche condotte dal 2006 a oggi dai ricercatori dell’Ispra. Nelle 90 immagini pubblicate nel libro, ottenute anche grazie anche al piccolo robot filoguidato Rov (Remotely operated vehicle) sfila un mondo sottomarino affascinante e denso di sorprese. E’ davvero un luogo sconosciuto, quello dei fondali del Mediterraneo. Vedendo le foto scompare l’idea che le profondità marine siano luoghi bui e desertificati. Invece i ricercatori dell’Ispra grazie al robot fotografo – e anche ricercatore poiché poteva effettuare dei prelievi – hanno scoperto dei veri hotspot di biodiversità, appunto. Sono chiamati “foreste animali” e non hanno nulla da invidiare alle foreste terrestri. Così possiamo vedere degli organismi filiformi, che sbucano dal substrato, creando forme arborescenti, dai tenui colori, quasi trasparenti. Ma troviamo anche anfratti e “colline” sottomarine dove sbocciano boschi di coralli rossi, anemoni di mare tra spugne e i pesci dei fondali profondi. E poi molluschi, crostacei, echinodermi. E i pesci che vivono ad una superficie meno profonda, come lo scorfano che si mimetizza con l’ambiente circostante e che viene tradito solo dall’occhio. E ancora: la ricciola, la murena, la cernia gigante, il gattuccio e lo squalo vacca, ma anche l’aragosta.

Ma l’eden subacqueo può diventare anche un inferno, come documentano alcune immagini. Ed ecco le reti che soffocano i coralli, le buste di plastica che arrivano fino a 450 metri di profondità, e così anche rifiuti di ogni genere, copertoni, bidoni. Il segno dell’incuria umana che ferisce ambienti incontaminati.

Tutti questi dati raccolti soprattutto nei mari della Sardegna, della Sicilia e della Calabria, ma anche di Liguria, Toscana, Liguria e Lazio, serviranno per ulteriori ricerche scientifiche. Intanto, al semplice osservatore che ama il mare le immagini appaiono come squarci di vita sconosciuta e misteriosa. E’ un po’ come farsi trasportare dal Nautilus di Capitan Nemo delle Ventimila leghe sotto i mari, anche se stavolta si tratta del piccolo robot Rov.