Renzi e i suoi fanno retromarcia sulle estrazioni petrolifere con tre emendamenti alla legge di Stabilità. Pesa il pressing dei territori e il rischio concreto di soccombere nel caso di un consultazione referendaria, che ora tenta di evitare

Alla faccia dello Sblocca Italia. E della norma che definisce strategiche le estrazioni petrolifere per accorciare l’iter di approvazione. Il governo fa retromarcia e propone tre emendamenti alla legge di Stabilità che, ferme restando le autorizzazioni già date, vietano le estrazioni petrolifere entro le 12 miglia marine dalla costa e aboliscono il rinnovo ultradecennale delle concessioni di estrazione, cancellando anche le procedure accelerate che limitavano il coinvolgimento dei cittadini in nome del “superiore interesse nazionale”. Il limite delle 12 miglia era stato eliminato dal governo Monti: ora, alla luce degli emendamenti, sarebbero bloccati progetti come Ombrina Mare 2, al largo delle coste abruzzesi. Sarà il vento che arriva da Parigi dopo l’accordo globale sul clima? Oppure la pressione dei territori – richiesta di referendum e ricorso alla Corte costituzionale compresi – in vista delle elezioni di primavera?

Forse entrambi i fattori hanno pesato. Ma di sicuro il premier Renzi punta ad aggirare l’appuntamento referendario (a fine novembre è arrivato il giudizio di ammissibilità della Cassazione) che rischia di rivelarsi un boomerang per il suo partito. Non a caso alcuni parlamentari, tra cui il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, nei giorni scorsi hanno annunciato che appoggerebbero i referendum pur di ottenere lo stop alle trivellazioni petrolifere.

Il mondo ambientalista e quello dell’industria delle ecoenergie hanno più volte denunciato la schizofrenia di un Esecutivo che parla (per ora i fatti non si sono visti) di Green act e di miliardi sul tavolo per la riconversione ecologica e poi si fa imbrigliare dai petrolieri e autorizza trivelle, nonostante le riserve dei nostri mari coprirebbero poche settimane del fabbisogno energetico nazionale. Per non parlare dallo stop agli incentivi per le rinnovabili.

«Improvvisate e strumentali»: così un comunicato congiunto di Fai, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e Wwf definisce ora le norme «pro-petrolieri» finora utilizzate dal governo. Le associazioni si augurano, invece, che dopo gli impegni assunti alla Cop21 di Parigi Renzi e i suoi abbandonino la Strategia energetica nazionale “pro-fossili” e lavorino a un piano organico che punti su efficienza energetica e fonti pulite.

Ma anche nel caso di un via libera da parte del Parlamento, spiegano le associazioni, gli emendamenti proposti dal governo non rispondono del tutto alle richieste delle Regioni e agli obiettivi dei quesiti referendari. I nuovi commi da 129-bis a 129 quater che si aggiungerebbero alla legge di Stabilità 2016 all’esame della commissione Bilancio della Camera, infatti, cancellano il Piano complessivo delle aree da trivellare per cercare o estrarre idrocarburi, ma non impediscono di autorizzarle caso per caso e, in più, lasciano aperta la possibilità di effettuare ricerche per 6 anni ai possessori di un titolo concessorio unico.