Il Financial Times ha stilato invece la lista delle donne che secondo il giornale americano hanno influenzato di più e positivamente questo 2015

La fine dell’anno è sempre tempo di bilanci e di classifiche. Mentre la rivista Time ha nominato Angela Merkel “Person of the Year” e Forbes compila una serie di liste de “i più pagati” fra attori, musicisti e personaggi vari, il Financial Times ha stilato invece la lista delle donne che secondo il giornale americano hanno influenzato di più e positivamente questo 2015. Secondo la testata si tratta di: Michelle Obama, Laurence Tubiana, Michelle Payne, Genzebe Dibaba, Deepika Padukone, Janet Yellen, Thuli Madonsela, Anne-Marie Slaughter, Tsai Ing-wen, Eliza Manningham-Buller, Samantha Cristoforetti, Elena Ferrante. Noi ve ne raccontiamo quattro, le altre le trovate qui.

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Michelle Obama

«Lasciate che le ragazze studino e che possano dire a voce alta quel che pensano»

Indubbiamente una delle donne dell’anno. Non solo perché stiamo parlando della First Lady degli Stati Uniti d’America, ma soprattutto perché in quest’ultimo anno Michelle si è impegnata nel progetto Let the girls learn a favore dell’istruzione femminile. «Al mondo sono circa 62 milioni le ragazze a cui è preclusa un’istruzione. Molte di loro non ricevono alcun tipo di educazione, non sanno scrivere, non sanno leggere, non gli viene insegnata alcuna nozione di matematica, non gli viene trasmessa alcuna competenza che le possa far crescere come cittadine in grado di contribuire pienamente al benessere di loro stesse, delle loro famiglie e dei loro Paesi» ha spiegato la First Lady. Proprio per questo secondo Michelle Obama era necessario lanciare Let the girls learn e investire sulla diffusione dell’educazione femminile nel mondo può cambiare davvero le cose, aiutando a scardinare credenze e pratiche culturali che impediscono di affrontare a pieno le sfide del prossimo futuro.
«Sappiamo che il cambiamento giuridico e culturale è possibile – ha scritto la stessa Michelle su The Atlantic – perché lo abbiamo visto avvenire in molti paesi del mondo, compresa il nostro. Un secolo fa, le donne in America non potevano nemmeno votare. Qualche decennio fa, era perfettamente legale per i datori di lavoro rifiutarsi di assumere delle donne e la violenza domestica non era visto come un crimine, ma come una questione privata famigliare. Eppure in ogni generazione, ci sono state delle persone – sia uomini che donne – che si sono alzati in piedi per cambiare le cose. Lo hanno fatto attraverso singoli gesti, oggi forse abbastanza ordinari, ma rivoluzionari all’epoca, quando alcuni diritti non erano nemmeno lontanamente contemplati. Lo hanno fatto portando i propri capi in tribunale, lottando per perseguire i propri stupratori, e lasciando i mariti violenti». Quando si chiede a Michelle Obama quale lezione di vita vorrebbe che le sue figlie avessero imparato meglio, la risposta della First Lady è questa: «Ho sempre detto alle mie ragazze: avete una voce, dovreste usarla. E darei lo stesso consiglio ad ogni ragazza: quando avete un’idea, a scuola, in classe, ditela! Quando vedete un’ingiustizia nella vostra comunità, ditelo, parlate! Raccontate tutte quelle verità difficili che altri hanno troppa paura di raccontare».

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Laurence Tubiana

Negoziatrice durante gli accordi sul clima di Parigi

Laurence Tubiana ha 64 anni ed è un’economista, esperta in politiche ambientali. L’anno scorso stava lavorando come visiting professor alla Columbia University di New York, lontano dalla sua Parigi, quando ricevette una chiamata di Laurent Fabius , ministro degli Esteri francese. La Francia aveva appena avuto la conferma che avrebbe ospitato Cop21, la grande conferenza delle Nazioni Unite doveva stilare il primo nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici in 18 anni, e Fabius voleva che Tubiana fosse la sua ambasciatrice durante i negoziati di Parigi.

 


«Non ho esitato , naturalmente» spiega lei al Financial Times «Ma allo stesso tempo ho capito che era un lavoro enorme , molto impegnativo, molto rischioso». Vista di persona infatti Laurence Tubiana non sembra esattamente essere il modello convenzionale di ambasciatore. Con quel suo ciuffo di capelli bianchi e l’abitudine di indossare nelle occasioni ufficiali pantaloni attillati, gioielli forse troppo vistosi, ma mai i tacchi a spillo ai quali, a differenza di tutte le altre diplomatiche, sembra preferire le scarpe da ginnastica. Di lei Michel Colombier, direttore della ricerca all’ Iddri, l’Istituto per lo sviluppo sostenibile e le relazioni internazionali ha detto: «Conosce il mondo intero». Colombier conosce bene Laurence Tubiana con cui ha collaborato per anni proprio all’Iddri. La incontrò nel 1997, quando facevano parte entrambi della delegazione francese ai negoziati delle Nazioni Unite sul clima che si svolsero in Giappone e produssero il protocollo di Kyoto, l’ultimo trattato d’intesa globale sul clima che era stato firmato dai governi di tutto il mondo. E dal 97 a oggi Colombier conferma che Tubiana è ancora molto vicina alla maggior parte dei negoziatori cinesi, dei funzionari indiani e degli inviati statunitensi coinvolti nei colloqui di Cop21 a Parigi. Un fatto che da solo può spiegare perché il Financial Times l’abbia inserita al secondo posto nella lista delle 10 donne più importanti del 2015. A confermare la scelta il fatto che di lei si dica: «Possiede una capacità incredibile di mettere insieme le persone e trovare una soluzione. Inoltre è una persona che sa bene quel che vuole e che generalmente riesce a ottenerlo».

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Genzebe Dibaba

Atleta etiope, ha stabilito il nuovo record mondiale nei 1500 metri

24 anni, veloce, snella, elegante, sorella della tre volte campione olimpica Tirunesh Diababa e cugina della due volte campione olimpica Derartu Tulu. Per queste donne correre sembra essere un vizio di famiglia e sarebbe fin troppo facile paragonare Genzebe a una gazzella. Lei che quest’anno a Monaco, durante la Diamond League, è stata la protagonista di una gara che definire straordinaria è poco.


Una corsa sfrenata lunga 1500 metri e durata 3 minuti 50 secondi e 7 decimi in cui l’atleta etiope ha battuto quel primato mondiale che sembrava fisso lassù e intoccabile fin dal 1988, quando a stabilire il record era stata la rumena Paula Ivan alle olimpiadi di Seul.

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Deepika Padukone

Attrice e modella indiana star di Bollywood

Deepika Padukone è decisamente bella, anzi bellissima, ma è ben lontana dall’essere la classica attrice di Bollywood. In un cinema noto per la sua tendenza a ritagliare per le sue protagoniste femminili, solo dei ruoli decorativi, Deepika è riuscita a ottenere una parte che decisamente rompe con il tradizionale ideale di donna. Si tratta del ruolo di protagonista in Bajirao Mastani, una saga epica ambientata nel 18° secolo fre le più costose produzioni indiane mai realizzate. Il cast offre una vasta gamma di altre stelle, ma è Padukone, principessa guerriera con arco e frecce in sella al suo cavallo, a colpire il pubblico indiano e a distinguersi anche fuori dal set come una delle donne che nel Paese si stanno maggiormente esponendo per sfidare le convenzioni in un mondo dominato dagli uomini non solo in ambito cinematografico. Deepika Padukone si è fatta portavoce anche di altre tematiche importanti per la parità di genere e le rivendicazioni femminili come ad esempio la necessità di eliminare l’enorme disparità di salario che esiste tra donne e uomini, nella società come anche fra gli attori e le colleghe attrici della Hollywood indiana. Eppure il coraggio e la forza di Deepika stanno anche nella capacità di rompere un altro tabù e parlare apertamente ai media della propria vita personale e soprattutto di un difficile periodo di depressione che l’attrice si è trovata a affrontare. È così che lo scorso marzo seduta in un salotto televisivo l’attrice ha raccontato la sua battaglia per guarire da quel momento della sua vita in cui si sentì improvvisamente cadere a pezzi.
«È stata la peggiore esperienza della mia vita» ha raccontato Deepika alla stampa «sembrava un tunnel senza fine, ogni giorno dovevo lottare per andare avanti e quando finalmente ne sono uscita per me erano cambiate un sacco di cose, compresa la mia visione della vita. La depressione mi ha aiutato a capire quanto proprio la vita sia fragile. Recentemente ho letto un’intervista a Nicolas Hénin , il giornalista francese che è stato prigioniero dell’Isis in Siria per 10 mesi, prima di venire rilasciato lo scorso anno. Ricordo di aver letto una frase in cui dice più meno una cosa del genere: “ci sono due vite e la seconda inizia quando si accorge di avere una vita sola”. Ecco anche per me è stato così».

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Tsai Ing-Wen

Candidata alla presidenza di Taiwan

Tsai Ing-Wen è nata nel 1956 in una famiglia benestante di Taipei. All’epoca il suo Paese era nel bel mezzo di schermaglie della guerra fredda con la Cina. Il padre di Tsai gestiva un’officina che si occupava di riparare automobili, le aveva insegnato a lavorare sodo, ma non l’aveva mai incoraggiata ad avere grandi ambizioni. Quella era una cosa che lui non concepiva, le ambizioni erano in qualche modo tempo prezioso sottratto all’attività lavorativa. «Mio padre – ha raccontato Tsai a una stazione TV di Taiwan – non desiderava che i suoi figli avessero una vita troppo agiata. I miei genitori desideravano solo che crescessimo come delle persone responsabili e che si danno da fare». E Tsai effettivamente si è data da fare, ma ha anche fatto tanta strada. Si è iscritta alla facoltà di legge a Taipei, si è laureata e ha poi conquistato un master alla Cornell negli Stati Uniti e poi un dottorato alla London School of Economics. È tornata in patria per insegnare e ha cominciato ad essere conosciuta nel suo Paese quando nel 2000 è stata nominata negoziatore per conto di Taiwan con la Cina. Visto che ancora oggi Pechino continua a non riconoscere l’indipendenza di Taiwan e a rivendicare la sovranità sull’isola, vista dai cinesi come una provincia ribelle, e sui 23 milioni di persone che ci abitano.
Tsai è una convinta sostenitrice dell’indipendenza di Taiwan dalla Cina e, proprio per questo nel 2004 ha cominciato a militare nelle file del Partito democratico progressista pro-indipendenza. A giugno durante una conferenza a Washington ha dichiarato: «Mentre in molti paesi asiatici si soffre ancora l’autoritarismo, a Taiwan siamo immensamente orgogliosi della nostra democrazia, amiamo i diritti sociali e politici e la libertà individuale che abbiamo faticosamente conquistato». E per molti Tsai sembra essere la persona giusta per mantenere saldi gli equilibri fra la piccola Taiwan e il potentissimo gigante cinese. I suoi sostenitori sono infatti pronti a scommettere su di lei e dichiarano convinti: «Sappiamo che una piena indipendenza dalla Cina in questo momento è impossibile. Per questo abbiamo bisogno di qualcuno come lei che è un buon negoziatore per ottenere le condizioni migliori per Taiwan». Un negoziatore che a gennaio potrebbe anche diventare il prossimo presidente dell’isola ribelle.

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Due italiane nella lista del Financial Times

Fra i 10 nomi scelti dal Ft per questo 2015 ci sono anche due italiane, o quasi. Una è l’astronauta Samantha Cristoforetti, unica donna a far parte del programma spaziale internazionale Futura che ha trascorso ben 200 giorni nello spazio. L’altra è invece la scrittrice Elena Ferrante, figura misteriosa la cui identità rimane un mistero, autrice della serie best-seller L’amica geniale che è riuscita a conquistare anche l’America. Sul fatto che la Ferrante sia realmente una donna però in molti hanno dei dubbi. Ma il Financial Times non sembra dopo tutto preoccuparsi di queste formalità.

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