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[divider] [/divider]Trecentodieci milioni di fucili e pistole. 310.000.000. Messe in fila sarebbero il più grande mausoleo della barbarie umana. Negli USA una famiglia su tre possiede un’arma, sono 32 mila le vittime di pistole e fucili e 12 mila i morti per stragi folli dettate dal grilletto facile. Nei primi cinque giorni del 2016 sono 128 le vittime da arma da fuoco, di cui otto bambini. Babbo Natale, negli USA, a dicembre ha portato due milioni e mezzo di armi come pacchetto regalo. Benvenuti in America.
L’ultima vittima è una bambina di due anni uccisa da un altro bambino con una pistola lasciata incustodita in casa. Due bambini che si sparano, esattamente, a che grado di civiltà vanno considerati? Un Paese dove l’omicidio è un vezzo coltivabile con qualche decina di dollari come si chiama? Una giustizia considerata come latente diritto all’offesa che grado di evoluzione giuridica rappresenta? Fermiamoci un momento: da quanti anni leggete e ascoltate le voci su quest’America che puzza di polvere da sparo? Tanti. Tantissimi. Michael Moore divenne Michael Moore parlandone al mondo con il suo ‘Bowling a Columbine’ ed era il 2002, quattordici anni fa: quattordici anni di sdegno che non hanno scalfito gli usi e i costumi, quattordici anni di indignazione che hanno sfiorato il dibattito politico americano (e mondiale) per finire sul duello western (col morto) tra bambini.
Piange, Obama, perché questi morti puzzano di una servitù che non si riesce a debellare e che solo i miopi vedono a forma di pistola: gli USA soccombono ai soldi, soldi a forma di armi ma che puzzano di soldi anche senza avere la forma dei soldi, lobby che in America come nel resto del mondo dettano il passo ai Paesi sempre pronti a convergere sui fatturati. Quel bimbo non è morto mica di pallottola: quel bimbo muore di inedia politica.
Se è vero che con il suo discorso Obama ha riportato il tema al centro del dibattito politico da un’altra parte i numeri dicono che il numero di cittadini favorevoli ad una politica di restrizioni sulle armi da fuoco non raggiunge il 50%. Per questo il Presidente USA ha parlato durante il suo ultimo intervento di «common sense» affidandosi al buon senso di un’etica che deve riuscire ad imporsi in epocale cambiamento culturale.
Ce la farà Obama? No. Potrà usare tutti i suoi poteri presidenziali per prendere provvedimenti limitati, consapevole di avere un Congresso che non gli garantirebbe (e non gli ha garantito) i numeri per un intervento più sostanziale però con il suo discorso ancora una volta ha deciso di tenere la luce accesa. Questa volta senza aspettare la prossima strage.
Ma cosa ci dice il Presidente della prima potenza mondiale in lacrime davanti alle telecamere? Che la politica, spesso, non è capace di essere giusta. Già. E sarebbe da segnarselo anche per la prossima esportazione di democrazia.
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