Dal tradizionalista mansueto al fedele convinto, dagli spaventati da tutto ciò che è nuovo ai più truci, gli odiatori. Una giornata molto particolare in compagnia dei predicatori del Family day

«A noi la battaglia, a Dio la vittoria»: il titolo del volantino che mi porge una gentile signora in piazza San Giovanni è un imperativo categorico e lei ha l’espressione di chi si è ficcata di gran carriera in qualcosa di epico. Divino. Comunque vicino a Dio. Al suo dio. Mi spiega che l’urlo di guerra, quella frase in testa al volantino è di Mario Adinolfi. Lo invocano in molti, durante i preparativi per il Family day, Mario Adinolfi, ex deputato del Pd salito alla ribalta come vero animatore del movimento in difesa della famiglia tradizionale: direttore de La Croce quotidiano (ora non più in edicola, solo web), autore di un libro dal significativo titolo Voglio la mamma e condottiero indiscusso di quest’esercito dedito al terrorismo paraclericale. Adinolfi è sposato, divorziato, con una figlia dal primo matrimonio e poi risposato nel luglio del 2013 con la seconda moglie Silvia, in gran cerimonia dentro una sala da poker a Las Vegas. «Ha anche una seconda figlia dal secondo matrimonio» provo a spiegare alla cordiale sentinella in missione per conto di Dio. Lei tace. Mi ispeziona torva. Lei è gay, mi chiede, le dico di no e conclude con un «comunque sta da quella parte lì». E si rimette a distribuire la chiamata alle armi ignorandomi.
Nel ventre molle dei preparativi della grande manifestazione organizzata a Roma al Circo Massimo questo sabato per «affermare e difendere il diritto di ogni bambino ad avere e crescere con una mamma/femmina e un papà/maschio» (come recita il materiale informativo) c’è un caravanserraglio di diverse umanità: si va dal tradizionalista mansueto, al fedele convinto, dagli spaventati da tutto ciò che è nuovo fino a quelli che vorrebbero più dibattito, ma i più truci sono gli odiatori. Ho provato a parlarci, con gli odiatori. Li riconosci perché non sono in difesa dello status quo, no, piuttosto si sono arruolati in una guerra contro i gay. Le “lobby gay”, mi precisano in uno dei tanti forum di discussione in cui si organizzano gruppi di preghiera perché non passi la legge «sono potentissime e stanno dappertutto, in Parlamento, nella Rai, nella sinistra, tutti radical chic». E loro quindi pregano: «Mostruoso!!! E il tutto per accontentare i capricci di adulti irresponsabili!! Preghiamo perché in Italia non passi la legge!!!» scrive Alessandro. Provo a spiegare che anche valenti giuristi hanno preso posizione in favore della legge Cirinnà, mi risponde Antonio: «La realtà delle cose è che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre così com’è da quando esiste l’uomo sulla terra! L’appello dei giuristi dei miei stivali di cui sopra fa solo vomitare!». E Fabrizio mi spiega che la marcia è simbolica perché l’impegno deve essere altro: «Se noi Chiesa non ci ritroviamo TUTTI UNITI – mi scrive – neppure in queste battaglie perché i pastori sono diventati cani muti, siamo persi e la storia potrà raccontare solo la nostra vergognosa viltà. Questa marcia è un vero tesoro per svegliare tanti cristiani assonnati e salvare la nostra Italia dalla peste di questa forsennata ideologia sostenuta fortemente da una stampa venduta e schiavizzante». Sì, perché gli odiatori ce l’hanno anche con la Chiesa, con questo Papa «che vuole fare il moderno e non si occupa del rispetto della dottrina» e anche contro i cattolici che si dicono a favore del riconoscimento dei diritti civili: «L’associazionismo cattolico oramai è schiavo della tragedia Bergoglio!» mi dice Marco. E anche se gli faccio notare che il Papa ha dichiarato pubblicamente che la famiglia è una sola, lui è convinto che «l’ha fatto troppo tardi. Non ce ne frega più di quello che pensa!». Discorso chiuso. Ah, gli odiatori li riconosci anche perché non ascoltano: arruolano i contrari e disdegnano tutti gli altri. Per loro quel disegno di legge è il Male. Maiuscolo. […]


 

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