Sarà sfuggita a pochi la notizia relativa all’autorizzazione concessa da parte della National Highway Transportation Safety Administration all’auto robot senza pilota, volante, pedali prodotta da Google. Non è un via libera definitivo, c’è un enorme lavoro di regolazione da fare e molte incognite tecniche e pratiche. In Texas le auto robot hanno già ricevuto l’autorizzazione a circolare per essere testate. Ciò detto, il futuro di un mondo senza conducenti d’auto, taxi, autobus, camion, non è una scena di Blade Runner ma dietro l’angolo. Ragionare sull’impatto potenziale dell’intelligenza artificiale è quindi cruciale per tutti, dalle istituzioni, ai ricercatori, fino ai cittadini comuni, che devono sapere, capire e farsi un’opinione per indirizzare la politica su un tema che appare come astratto ma è invece cruciale.
Un altro esempio? Il capo della IATA, Tony Tyler, l’agenzia mondiale del trasporto aereo, ha messo in guardia sulla diffusione dei droni – che sono molto meno dell’intelligenza artificiale, ma sono un altro esempio di come la tecnologia diffusa possa avere impatti sulle vite e sul modi di organizzarsi e lavorare delle società. Tyler ha spiegato che la diffusione di piccoli droni civili per uso militare, commerciale e ludico è tale da diventare potenzialmente pericolosa per il trasporto aereo. «Droni di dimensioni piccole, medie e grandi possono interferire con le comunicazioni aeree e, persino, diventare oggetti da schivare durante un volo. Divere anche me l’idea di avere la pizza a domicilio consegnata da un aeroplanino, ma attenzione ai pericoli» ha detto Tyler. La IATA chiede regole e limiti.
Ultimo esempio: entro il 2025 un quarto delle mucche americane verranno munte da robot.
In questo contesto arrivano le parole di Moshe Vardi professore di computer scence alla University of Texas e di diversi suoi colleghi all’appuntamento annuale alla American Association for the Advancement of Science. Il loro non è un allarme ma un avvertimento: i progressi della scienza robotica e dell’intelligenza artificiale, associati agli enormi investimenti che i giganti delle tecnologie (ma anche BMW) stanno facendo, produrranno cambiamenti drastici e rapidi nel nostro modo di vivere. A partire dalla guida: «Tra 25 anni guidare un’auto potrebbe essere un hobby o addirittura vietato», ha detto Vardi. Per questo serve che la politica se ne occupi, capisca, immagini regole e persino politiche fiscali adeguate.
[divider] [/divider]
Leggi anche: il mondo dei robot, che cos’è la quarta rivoluzione industriale
[divider] [/divider]
«Ci stiamo avvicinando al momento in cui le macchine saranno in grado di superare gli esseri umani in quasi tutto quel che fanno», ha detto Vardi, professore di informatica alla Rice University in Texas. «La società deve affrontare questo problema prima che sia tra noi: se le macchine sono in grado di fare quasi tutto il lavoro degli esseri umani cosa faranno gli umani? – ha proseguito Vardi – la risposta tipica è che saremo liberi di svagarci e fare cose che ci piacciono…non trovo che la prospettiva di svago puro sia attraente. Credo il lavoro è essenziale per il benessere umano».
Un discorso simile ha Bart Selman, professore di informatica presso la Cornell University. «I computer stanno iniziando a ‘sentire’ e ‘vedere’ come noi. . . I sistemi possono iniziare a muoversi e operare in mezzo a noi in modo autonomo.» Un terzo scienziato, Wendel Wallach di Yale, ha proposto una serie di politiche, suggerito che un 10% dei fondi destinati alla ricerca sulla robotica sia destinata a studiare l’impatto sulla società e chiesto che venga promulgato un ordine presidenziale che vieti lo sviluppo di armi robot. «Serve un’azione comune perché la tecnologia continui ad essere al servizio degli umani e non un pericoloso padrone» ha detto Wallach. Per questo diversi super esperti hanno redatto una lettera, l’anno scorso, rivolta alla politica indicando priorità e rischi associati allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. La preoccupazione per gli sviluppi potenziali della robotica è diffusa: il presidente di Tesla ha creato una fondazione e in molti, anche attivi nel settore, spendono per ragionare sulle implicazioni per la società nel suo complesso.