L’elettorato repubblicano è stufo. E anche piuttosto di destra. Il SuperTuesday ha distrutto le speranze del moderato ma non troppo Marco Rubio di essere lui il prescelto per la candidatura alla Casa Bianca e chiarito all’establishment del partito e a tutti noi che Donald Trump è destinato a essere il nome scritto sulla scheda (e sugli schermi delle macchine elettroniche per il voto) il prossimo novembre. Trump vince i sette Stati su undici e arriva secondo negli altri. Cruz ne vince due e arriva spesso secondo, Rubio vince solo in Minnesota. Sull’altro fronte meno sorprese: Clinton stravince negli Stati dove le minoranze pesano molto e porta a casa i tanti delegati di Texas e Georgia, Sanders vince quattro Stati, mostrando di avere la forza per proseguire e una campagna ben organizzata. Hillary ha quasi 1000 delegati, Sanders 371. Ne servono 2300.
Nel discorso alla folla che lo aspettava Sanders dice: «Questa campagna non è solo per l’elezione di un presidente, ma per trasformare l’America». Un messaggio per dire quel che era chiaro: eleggiamo più delegati possibili e andiamo alla convention a influenzare in maniera tangibile la piattafroma elettorale del partito democratico. Bernie ha la forza e i numeri per ottenere questo risultato. Sei mesi fa non ci avrebbe creduto nemmeno lui.
Quanto a Donald Trump, beh, ora qualcuno provi a fermarlo. Non ha vinto e non può cantare defiitivamente vittoria, ma certo ha fatto un bel salto in avanti, soprattutto perché dopo un tornante cruciale la dinamica della corsa repubblicana non è cambiata. Certo, l’elettorato del partito rimane diviso, TheDonald non passa il 50% in nessuno Stato, ma nessuno sembra in grado di impensierire la sua corsa. Alla gente piacciono le sue sparate roboanti e non piacciono i politicanti di Washington. Il successo di Cruz in Oklahoma e Texas e i suoi secondi posti non gli dano nessuno slancio ma lo tengono vivo. E ci segnalano quanto l’elettorato repubblicano (la parte militante che partecipa alle primarie) sia schierato contro e a destra. Cruz è detestato dale alte sfere del partito quanto Trump. Le prossime settimane saranno un bagno di sangue dal quale il Grand Old Party uscirà profondamente trasformato: il discorso di Cruz, che spiega tra i buuuuu della folla l’eventuale vittoria di Trump sarebbe un disastro ci dice quanto profonde siano le divisioni. E il discorso di Rubio è aggressivo, segnala che ci prova. Kasich spiega “non stiamo eleggendo un clown” e arriva secondo in due Stati.
Infine Hillary: guardate i frammenti di discorso qui sotto, dietro a Clinton ci sono giovani delle minoranze. E naturalmente non è un caso. La persona da battere è ancora Sanders e la campagna vuole dare un’immagine di freschezza e cambiamento. I risultati di alcuni Sttai continuano a segnalare una debolezza in alcuni segmenti dell’elettorato (bianchi, giovani e working class). I toni cominciano a essere quelli della campana nazionale contro TheDonald. Sarà uno scontro appassionante. Quanto al discorso di Trump è sempre lo stesso: sono nuovo al mestiere, ma ho prodotto posti di lavoro. È questo che la gente si vuole sentir dire, è per questo che la gente lo ha votato stanotte.
I risultati, Stato per Stato
Alabama Probabilmente il più conservatore e razzista Stato dell’Unione, alle primarie democratiche votano molti afroamericani (16,7% della popolazione)
Trump 43% Cruz 21%
Clinton 78% Sanders 18%
Alaska Lo Stato che fu governato da Sarah Palin, repubblicano quanto basta
Trump 30% Cruz 35% (spoglio in corso)
Arkansas Casa Clinton, Bill è stato governatore, oscilla tra repubblicani e democratici, probabilmente non quest’anno se Hilary Clinton sarà la candidata
Trump 33% Cruz 30%
Clinton 66% Sanders 30%
Colorado Un altro Stato importante alle elezioni vere, gli ispanici pesano il 20%, zone molto di sinistra come la repubblica di Boulder e aree evangeliche e di mega chiese. Qui il nominee si sceglie con un caucus
Clinton 40% Sanders 59%
Georgia Sud profondo, ma con la metropoli di Atlanta, sede di hub aereoportuali, CNN e Coca-Cola che cambia decisamente il paesaggio. 30% di afroamericani
Trump 39% Rubio 24%
Clinton 71% Sanders 28%
Massachussets Il più democratico degli Stati, ha eletto la campionessa della sinistra Warren al Senato. Sanders va molto bene, gioca quasi in casa
Trump 49% Kasich 18%
Clinton 50% Sanders 49%
Minnesota Trump e Sanders erano i favoriti
Trump 37% Cruz 29%
Clinton 40% Sanders 60%
Oklahoma Il posto perfetto per la destra repubblicana, povero, isolato, zoticone e repubblicano. Confina con il Texas di Cruz
Trump 28% Cruz 34%
Clinton 42% Sanders 52%
Tennessee Ancora Sud, molti neri che votano Clinton, molti conservatori
Trump 39% Cruz 25%
Clinton 66% Sanders 32%
Texas Il più importante Stato repubblicano del Paese, per soldi e delegati. Cruz viene eletto qui. Gli ispanici sono quasi il 40%, se i repubblicani non riescono a conquistare i loro voti, prima o poi diventerà uno Stato democratico
Trump 27% Cruz 44%
Clinton 65% Sanders 33%
Vermont Casa di Bernie, che ha fatto il sindaco, il rappresentante e il senatore
Trump 33% Kasich 30%
Clinton 14% Sanders 86%
Virginia Il più antico Stato, metà conservatore, metà servizi avanzati e burocrazia (confina con Washington). Importante per le elezioni generali
Trump 35% Rubio 32%
Clinton 64% Sanders 35%