In una recente eNews Renzi confronta i risultati del suo con quelli dei precedenti governi: più 0,8 il Pil nel 2015, meno 2,3 con Monti, meno 1,9% con Letta. «I numeri sono quelli», mi interrompe subito Vincenzo Visco, «ma non è corretto associare un numero a un presidente del consiglio. Monti e in parte Letta hanno gestito una recessione di cui non erano responsabili, Renzi gestisce una ripresina che non è attribuibile a lui».
Ripresina, tutto qui? «Il rimbalzo è stato tenue e l’economia è in difficoltà, Renzi o non Renzi. Il dibattito serio che si dovrebbe aprire è perché l’Italia non cresca». Secondo Luca Ricolfi del Sole24Ore la produttività forse ha smesso di calare, ma certo è più bassa che in tutti i principali Paesi europei. De Benedetti auspica uno shock fiscale, alcuni commentatori neoliberisti consigliano al governo di proseguire sulla scia del Jobs act e della riduzione del potere sindacale di contrattazione, lasciando in piedi, come chiede Federmeccanica, solo il contratto d’azienda.
Questo articolo continua sul n. 11 di Left in edicola dal 12 marzo