La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità sollevata sul divieto di donare alla ricerca gli embrioni previsto nella legge 40 sulla fecondazione assistita, «perché la scelta spetta al legislatore, non alla Corte». In Italia, diversamente dalla gran parte dei Paesi europei, è proibito donare alla ricerca embrioni non più destinati ad essere impiantati. Questo anti scientifico divieto entrò in vigore nel 2004 con la Legge 40.
Da allora è proibito destinare gli embrioni crioconservati alla ricerca, anche se a chiederlo è la coppia che li ha prodotti. Ed è vietato produrne di nuovi per fare ricerca anche se sarebbe indispensabile per trovare terapie per malattie genetiche e degenerative oggi incurabili. Ma, come noto, non senza ipocrisia la legge 40 consente di fare ricerca su linee cellulari importate dall’estero. Il caso che è arrivato fino alla Consulta è quello di una coppia che, avendo fatto ricorso a tecniche di fecondazione assistita, aveva visto naufragare la propria speranza di poter avere un figlio sano poiché tutti gli embrioni prodotti in vitro erano risultati malati. Anche la speranza di poterli donare alla ricerca è fallita di fronte al divieto imposto dalla Legge 40.
Per tanto la coppia decise di rivolgersi al tribunale di Firenze, assistita dall’avvocato Gianni Baldini, docente di bioetica all’Università di Firenze. Il Tribunale ha poi rinviato gli atti alla Consulta, chiamandola a pronunciarsi sul fatto che il divieto possa essere in contrasto con la Costituzione e la Convenzione di Oviedo sulle biotecnologie. Gli avvocati della coppia, Gianni Baldini, Filomena Gallo, Massimo Clara e Cinzia Ammirati presentarono un’istanza per chiedere che fosse valutata la possibilità di raccogliere i pareri di alcuni scienziati qualificati. Ma dopo il parere negativo dell’Avvocatura di Stato oggi è arrivato il no della Corte Costituzionale.
«Dopo la decisione odierna della Corte Costituzionale e la presa di posizione da parte del Governo Renzi, non resta che la strada del Parlamento e delle Corti internazionali per rimuovere il divieto di ricerca su embrioni non idonei per una gravidanza» scrive l’avvocato Filomena Gallo in una nota dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca. «Si è oggi persa una importante occasione per porre fine a quella politica dissennata che, dal 2004, blocca la ricerca e lascia soli i ricercatori e le persone affette da malattie incurabili. Particolarmente grave è stato il ruolo del Presidente del Consiglio Renzi, che nei giorni precedenti aveva reso noto l’orientamento di questo Governo di opporsi al ricorso e di impedire -con successo- l’audizione degli scienziati da parte dei giudici».
Il segretario dell’Associazione Coscioni Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato annunciano di voler continuare la battaglia .«Non ci arrendiamo e porteremo avanti in ogni sede la lotta che fu di Luca Coscioni. Da subito, lanciamo la petizione al Parlamento italiano come forma di prosecuzione di una mobilitazione del mondo scientifico e della società civile che è già senza precedenti. Porteremo in Parlamento le richieste dei malati e della scienza e sosterremo tutte le azioni legali possibili dinanzi alle giurisdizioni internazionali per richiamare l’Italia all’obbligo del rispetto della libertà di ricerca scientifica e dei diritti delle persone malate».
Già nelle settimane scorse la petizione a sostegno della ricerca sulle staminali embrionali l’associazione Luca Coscioni aveva già raccolto la firma di seicento scienziati da ogni parte del mondo. Tra loro, la senatrice a vita Elena Cattaneo, nella sua veste di docente e direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali della Statale di Milano, e Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Oltre a Michele Testa (Università di Milano), Vania Broccoli (Cnr), Giulio Cossu (Università di Manchester) e Giuseppe Remuzzi (Irccs).