Quante volte si può morire? In Egitto, Giulio Regeni, muore ogni volta che dal Cairo arriva un comunicato stampa, una goffa scusa a cui non crede nessuno o peggio un finto avanzamento in quella farsa che sono le indagini egiziane. Eppure sembra che sia solo l’inizio di un’angosciante farsa in cui Giulio muore in ogni scena, in tutte le scene, tutte le volte.
La teoria secondo cui il mistero (ben poco misterioso) che avvolge la morte di Giulio Regeni si sia sciolto con l’uccisione dei suoi rapinatori parte dal presupposto che l’opinione pubblica sia una belva stupida e affamata da acquietare a colpi di bistecche lanciate in aria. Mentre i famigliari e gli amici chiedono giustizia questi altri si arrabattano per sfamare la vendetta: due campi opposti, incomincianti e che difficilmente potranno essere utili l’uno all’altro.
Se una verità negata è una ferita che non si rimargina una falsa verità sono colpi freschi inferti ancora: Giulio viene sfigurato ogni volta che viene imbastita una messa in scena. Tutte le volte. E le menzogne sono uno schiaffo a lui, all’intelligenza, al Paese: a noi.
Succederà prima o poi che dal Cairo fabbricheranno un comunicato stampa in cui ci avviseranno che Regeni l’abbiamo ucciso noi, continuando a fingere di poter prendere sul serio un Egitto che ci percula irridendoci. E vedrete che alla fine sarà colpa nostra. Come tutte le volte che è stato suicidato qualcuno e non ne è rimasto nemmeno il buco.