Gheddafi, Mubarak, Assad, Putin (per interposta persona) e poi il premier islandese in carica Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, alti dirigenti della Fifa e chissà quanti altri. I Panama papers sono uno squarcio sulle malefatte finanziarie e l’evasione di tasse mondiali attraverso il trasferimento di denaro in paradisi fiscali utilizzando la consulenza di uno studio legale. Sono un racconto di evasione fiscale, riciclaggio di denaro e altre operazioni finanziarie fuori o al limite della legge perpetrato da potenti e (o ricchi) del pianeta negli ultimi 40 anni. Per ora abbiamo alcuni nomi importanti e planetari, ma altri meno clamorosi, magari relativi a figure importanti a livello locale, verranno fuori.
Undici milioni di documenti in possesso dello studio legale con sede a Panama Mossack Fonseca sono stati trafugati e passati al giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung, che poi li ha condivisi con l’International Consortium of Investigative Journalists (Consorzio Internazionale dei Giornalisti investigativi). Del consorzio fanno parte 107 organizzazioni di media in 78 paesi, tra cui Bbc, The Guardian, Le Monde e l’italiano l’Espresso. I media hanno analizzato i documenti. Si tratta di una notizia enorme e ci vorrà del tempo per capirne le conseguenze, ma la rivelazione è un colpo duro a un certo modo di fare affari e finanza. I documenti, 11 milioni, riguardano un periodo enorme di tempo – 40 anni – e mostrano come Mossack-Fonseca abbia contribuito a operazioni di riciclaggio di denaro sporco, evasione delle tasse e aggiramento delle sanzioni. Si tratta della più grande fuga di documenti della storia: non i Wikileaks nel 2010, non la pentola scoperchiata da Edward Snowden erano così contenevano tanto materiale. Qui sotto la vastità delle precedenti valanghe di files paraonate alla odierna.
Ora, l’impresa legale è panamense ed è il più grande studio del pianeta nel suo genere e non lavora solo a Panama, ma non è l’unico, e di altre operazioni così se ne conteranno molte altre. Ci sono Davida Cameron, Leo Messi e Michel Platini, il neoeletto presidente argentino Macrì e il premier pakistano Nawar Sharif e il re saudita Salman bin Abdulaziz al Saud. I politici coinvolti sono 140 in 55 Paesi
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Mossack Fonseca
Impiega 600 persone che lavorano in 42 Paesi. Ha franchise in tutto il mondo, in cui gli affiliati – proprietà diverse dal centro – mettono sotto contratto nuovi clienti e hanno diritto esclusivo di utilizzare il marchio. Mossack Fonseca opera in paradisi fiscali, tra cui la Svizzera, Cipro e le Isole Vergini Britanniche, e nelle dipendenze della corona britannica di Guernsey, Jersey e Isola di Man.
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Mossack Fonseca sositene di operare nelle legalità e di aver sempre passato informazioni su operazioni sospette o collaborato in caso di richieste da parte di autorità investigative. E di certo non tutte le operazioni a cui i leaks fanno riferimento sono illegali. Ci sono pochi motivi seri per portare denaro all’estero, ma ci sono. Poi ci sono motivi poco confessabili ma legali, interpretando e stiracchiando le leggi nazionali e internazionali, e infine ci sono le operazioni illegali. In alcuni casi, dunque, seguire i fili di società, conti, operazioni finanziarie porterà a non scoprire niente di fuori dalla legge, in altri invece vedremo casi di politici e dittatori (o una via di mezzo) aver spostato enormi somme per evadere le tasse o per non rivelare da dove i soldi provenissero.
I casi più clamorosi sono forse quelli relativi a Vladimir Putin, ma le figure importanti sono molte altre: figure collegate lal famiglia presidenziale Kirchner, la figlia dell’ex premier cinese. I nomi sono molti, qui sotto la grafica interattiva in inglese e altre lingue (tendina a lato) dal sito dei Panama Papers