Quando qualcuno vi dice che "non c'è alternativa" sappiate che siete riusciti a stanarlo. Ci nascono così, quelli che dicono che non c'è alternativa, tenendo sempre in tasca la cartuccia per spararla in ogni momento di difficoltà. Quando crolla il consenso, quando si esaurisce la propaganda e quando finisce la spinta propulsiva degli interessi particolari il "non c'è alternativa" è la bandiera bianca che vorrebbe essere nera, l'ultima starnazzata dell'oca travestita da cigno. Sappiate che quando un governante, uno qualsiasi, vi dice che cambiare è pericoloso e mette a rischio lo status quo (di solito dicono: «i posti di lavoro») significa che ha svuotato il proprio serbatoio di innovazione e ha deciso di lasciarsi portare dalla corrente. I "posti di lavoro" sono figli delle opportunità che abbiamo voglia e talento di costruire: non esiste un lavoro che sopravvive come diritto acquisito nonostante la Storia. Non è esistito, mai. I figli dei figli dei figli dei forgiatori di spade sono ottimi ingegneri, informatici, analisti. Sappiate che un governo che vi invita a non partecipare ad una consultazione popolare è un vigliacco. Decidere di non decidere è qualcosa che sta nel cassonetto delle azioni inutili alla cittadinanza e la democrazia. E frugare nei cassonetti è uno stadio di disperazione, mai una pratica da statisti. Sappiate che tutto quello che è sempre stato considerato indispensabile per l'economia è stato superato dal tempo, dagli uomini, dall'evoluzione, dallo sviluppo e dal mondo. Ciò che non riusciamo ad immaginare non è impossibile, è sconosciuto. L'irrealizzato spesso è semplicemente incompiuto. Gli uomini che hanno cambiato il nostro Paese (e tutti i Paesi del mondo) sono quelli che hanno avuto le gambe forti per trovare un angolo d'osservazione mai calpestato, e da lì hanno visto che tutto era già vecchio. C'è un motivo (tra i tanti che potete leggere qui) per votare sì al referendum del 17 aprile: pretendere di avere una classe dirigente che riesca ad innaffiare meraviglia; che come i giullari possa mostrarci la realtà così com'è ma stropicciata per scoprirla da un angolo di osservazione che non avemmo mai osato. Da lì nasce lo stupore, lo stupore gocciola meraviglia e dalla meraviglia un cambiamento di paradigma. Altrimenti facciano i cronisti. Mica i ministri o i presidenti del consiglio. Buon venerdì.

Quando qualcuno vi dice che “non c’è alternativa” sappiate che siete riusciti a stanarlo. Ci nascono così, quelli che dicono che non c’è alternativa, tenendo sempre in tasca la cartuccia per spararla in ogni momento di difficoltà. Quando crolla il consenso, quando si esaurisce la propaganda e quando finisce la spinta propulsiva degli interessi particolari il “non c’è alternativa” è la bandiera bianca che vorrebbe essere nera, l’ultima starnazzata dell’oca travestita da cigno.

Sappiate che quando un governante, uno qualsiasi, vi dice che cambiare è pericoloso e mette a rischio lo status quo (di solito dicono: «i posti di lavoro») significa che ha svuotato il proprio serbatoio di innovazione e ha deciso di lasciarsi portare dalla corrente. I “posti di lavoro” sono figli delle opportunità che abbiamo voglia e talento di costruire: non esiste un lavoro che sopravvive come diritto acquisito nonostante la Storia. Non è esistito, mai. I figli dei figli dei figli dei forgiatori di spade sono ottimi ingegneri, informatici, analisti.

Sappiate che un governo che vi invita a non partecipare ad una consultazione popolare è un vigliacco. Decidere di non decidere è qualcosa che sta nel cassonetto delle azioni inutili alla cittadinanza e la democrazia. E frugare nei cassonetti è uno stadio di disperazione, mai una pratica da statisti.

Sappiate che tutto quello che è sempre stato considerato indispensabile per l’economia è stato superato dal tempo, dagli uomini, dall’evoluzione, dallo sviluppo e dal mondo. Ciò che non riusciamo ad immaginare non è impossibile, è sconosciuto. L’irrealizzato spesso è semplicemente incompiuto. Gli uomini che hanno cambiato il nostro Paese (e tutti i Paesi del mondo) sono quelli che hanno avuto le gambe forti per trovare un angolo d’osservazione mai calpestato, e da lì hanno visto che tutto era già vecchio.

C’è un motivo (tra i tanti che potete leggere qui) per votare sì al referendum del 17 aprile: pretendere di avere una classe dirigente che riesca ad innaffiare meraviglia; che come i giullari possa mostrarci la realtà così com’è ma stropicciata per scoprirla da un angolo di osservazione che non avemmo mai osato. Da lì nasce lo stupore, lo stupore gocciola meraviglia e dalla meraviglia un cambiamento di paradigma.

Altrimenti facciano i cronisti. Mica i ministri o i presidenti del consiglio.

Buon venerdì.