Se avesse dovuto essere Europa unita allora alziamo le mani, siamo quasi arresi: questa che abbiamo sotto agli occhi è una comunità frantumata in cento rivoli, suturata con fili spinati e sigillata tra muri più o meno immaginari, un’Europa che conta i morti con il piglio burocratico di un boia e usa un cordoglio preparati, ricaricabile prima del prossimo lutto.
Nell’Europa di sopra c’è un accordo meschino con la Turchia che la Cancelliera Merkel (amorevole secondo i sondaggi) protegge anche dalle battute di un comico in tivù. Un’Europa che ratifica accordi sapendo già che non saranno rispettati, un’Europa che considera i Paesi sul mare semplicemente “bordi” e che intasa la Grecia e l’Italia mentre Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Belgio, Croazia e altri Paesi continuano a non accogliere. Solidali nella finanza e disuniti sui bisogni: questa Europa è uno strozzino travestito da consulente, il capo di un’usura morale che ha coniato una solidarietà gonfiabile sempre pronta per le telecamere, usa e getta. Nell’Europa di sopra c’è un’Italia che propone soluzioni e viene trattata come la petulante della compagnia: il piano presentato da Renzi (il cosiddetto ‘Migration Compact’) per la gestione dei flussi migratori può essere condivisibile o meno ma è un tentativo di soluzione e bene ha fatto il Presidente del Consiglio a ripetere che il tema è europeo ed è l’Europa a doversene fare carico. Ogni giorno di indecisione è solo un regalo alla pancia nera delle destre.
Poi ci sono i morti. L’Europa di sotto è un olocausto sott’acqua, un’Atlantide moderna a forma di cimitero che sputa al massimo un cencio di maglietta o qualche scarpina. Nel giorno dell’anniversario dei quasi 800 morti dell’anno scorso quest’anno si è festeggiato con 400 che forse sono dispersi – sembra di capire che, per fortuna, potrebbero essere meno, ma non fa gran differenza: ce ne sono ogni giorno. Sono i lembi di un anno di Mediterraneo come moderna camera a gas. Nell’Europa del mondo di sotto le lacrime si sciolgono subito con il resto delle onde, i cadaveri tanto non si possono sentire con la bocca piena d’acqua e il dolore è solo un prurito passeggero se arriva da così lontano. Nell’Europa di sotto gli sciacalli frugano i cadaveri per cercare perle e grufolano tra la paura.
Poi c’è l’Europa di mezzo. Quella dei cittadini che assistono al tetro spettacolo. L’Europa che ha finito le parole, quella che ha esaurito la forza di contare i morti, quella disgustata dai burocrati del dolore, quella che a volte sembra quasi sollevata da chi emigra in fondo al mare. Che non ha bisogno nemmeno di essere ricollocato. Niente impronte digitali. Niente scarpe. Costa niente, tra l’altro.
Buona martedì.