Tucidide è considerato il fondatore della storiografia moderna. E allo storico greco del V sec. a.C. Luciano Canfora dedica uno sfaccettato ritratto nel libro Tucidide, la menzogna, la colpa, l’esilio (Laterza) che il professore emerito dell’Univerità di Bari ha presentato al Salone del libro di Torino il 14 maggio ( alle 17). Un volume che offre molti spunti di riflessione sul lavoro di ricerca per comprendere il senso più profondo della storia passata e presente.
Professor Canfora, il mestiere dello storico, come lei ha scritto, può essere pericoloso, perché va contro il potere e la versione della storia che vuole dare. Come si conciliano (o non si conciliano) in Tucidide il suo essere uno storico obiettivo eil suo essere un ricco uomo di potere?
L’attività storiografica entra in collisione con il potere politico. Pensiamo alla difficoltà spesso creata ad arte di accesso alla documentazione. Si sa che gli archivi sono in mano al potere politico e solo in parte confluiscono in istituzioni pubbliche. Questa condizione si è verificata anche in secoli precedenti al nostro. La situazione invece della storiografia antica (nei limiti in cui ci è nota) è alquanto diversa. Per un verso chi scrive la storia, in genere, appartiene ai ceti alti, se non senz’altro dominanti. Nella Roma antica gli storici sono per lo più senatori. Nel caso di Tucidide e dell’antica Atene del V sec. a.C. si potrebbe dire che la situazione si capovolge rispetto a quella a noi più vicina nel tempo. Sostanzialmente il bersaglio della sua critica e della sua ricerca è il potere politico democratico che domina in Atene in varie forme e con vari protagonisti. Il solo a incontrare tardivamente il suo favore è Pericle. Non deve stupire perciò che, con ogni probabilità, Tucidide si sia direttamente lasciato coinvolgere nella breve esperienza di governo oligarchico del 411 a.C.
[caption id="attachment_75022" align="alignleft" width="200"] Canfora Tucidide[/caption]
Tucidide era interessato al presente, alla «storia vivente», perché voleva capire come si erano sviluppate certe dinamiche politiche, per esempio, queli erano le cause della grande guerra che oppose Atene e Sparta tra il 431 e il 404 a.C.
Tucidide teorizza esplicitamente che si può raccontare in modo fondato la storia contemporanea, ma pensa questo non per ragioni di principio ma di metodo. Del resto al tempo suo la realtà archivistica cui abbiamo fatto prima cenno era quasi inesistente. Tucidide può essere anche considerato l’iniziatore del cosiddetto revisionismo storico. Ma al contempo ha sviluppato con grande libertà di pensiero una critica radicale dei presupposti retorico-ideologici del sistema democratico ateniese, in primis quello del tirannicidio.
Fare ricerca storica significa sviluppare libertà di pensiero e capacità di contestazione delle verità prefabbricate. Questo metodo ci può aiutare oggi a capire meglio cos’è la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi?
In Italia oggi (ma è fenomeno comune a molti altri Paesi) si può rilevare che il ricorso ormai largamente diffuso con molte varianti a sistemi elettorali di tipo maggioritario ha instaurato un po’ dovunque il governo della minoranza. Una minoranza numerica, rispetto alla popolazione politicamente attiva, che grazie a leggi maggioritarie ottiene la maggioranza dei mandati parlamentari. Questo esattamente prevede, in forma particolarmente accentuata, la legge elettorale appena varata dal nostro Parlamento. Ciò è tanto più grave in quanto il Parlamento che ha varato questa legge è stato eletto con una legge elettorale che la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale proprio a causa del premio di maggioranza. Paradosso nel paradosso: il presidente della Repubblica Mattarella ha firmato quest’ultima legge elettorale, pur avendo dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza, quando era giudice costituzionale. Il fatto che nessun organo di stampa abbia voluto battere su questo tasto così dolente, è la prova matematica dello stato di servitù spontanea che caratterizza la stampa italiana.
Tucidide è considerato il fondatore della storiografia moderna. E allo storico greco del V sec. a.C. Luciano Canfora dedica uno sfaccettato ritratto nel libro Tucidide, la menzogna, la colpa, l’esilio (Laterza) che il professore emerito dell’Univerità di Bari ha presentato al Salone del libro di Torino il 14 maggio ( alle 17). Un volume che offre molti spunti di riflessione sul lavoro di ricerca per comprendere il senso più profondo della storia passata e presente. Professor Canfora, il mestiere dello storico, come lei ha scritto, può essere pericoloso, perché va contro il potere e la versione della storia che vuole dare. Come si conciliano (o non si conciliano) in Tucidide il suo essere uno storico obiettivo eil suo essere un ricco uomo di potere?
L’attività storiografica entra in collisione con il potere politico. Pensiamo alla difficoltà spesso creata ad arte di accesso alla documentazione. Si sa che gli archivi sono in mano al potere politico e solo in parte confluiscono in istituzioni pubbliche. Questa condizione si è verificata anche in secoli precedenti al nostro. La situazione invece della storiografia antica (nei limiti in cui ci è nota) è alquanto diversa. Per un verso chi scrive la storia, in genere, appartiene ai ceti alti, se non senz’altro dominanti. Nella Roma antica gli storici sono per lo più senatori. Nel caso di Tucidide e dell’antica Atene del V sec. a.C. si potrebbe dire che la situazione si capovolge rispetto a quella a noi più vicina nel tempo. Sostanzialmente il bersaglio della sua critica e della sua ricerca è il potere politico democratico che domina in Atene in varie forme e con vari protagonisti. Il solo a incontrare tardivamente il suo favore è Pericle. Non deve stupire perciò che, con ogni probabilità, Tucidide si sia direttamente lasciato coinvolgere nella breve esperienza di governo oligarchico del 411 a.C.
Tucidide era interessato al presente, alla «storia vivente», perché voleva capire come si erano sviluppate certe dinamiche politiche, per esempio, queli erano le cause della grande guerra che oppose Atene e Sparta tra il 431 e il 404 a.C.
Tucidide teorizza esplicitamente che si può raccontare in modo fondato la storia contemporanea, ma pensa questo non per ragioni di principio ma di metodo. Del resto al tempo suo la realtà archivistica cui abbiamo fatto prima cenno era quasi inesistente. Tucidide può essere anche considerato l’iniziatore del cosiddetto revisionismo storico. Ma al contempo ha sviluppato con grande libertà di pensiero una critica radicale dei presupposti retorico-ideologici del sistema democratico ateniese, in primis quello del tirannicidio. Fare ricerca storica significa sviluppare libertà di pensiero e capacità di contestazione delle verità prefabbricate. Questo metodo ci può aiutare oggi a capire meglio cos’è la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi?
In Italia oggi (ma è fenomeno comune a molti altri Paesi) si può rilevare che il ricorso ormai largamente diffuso con molte varianti a sistemi elettorali di tipo maggioritario ha instaurato un po’ dovunque il governo della minoranza. Una minoranza numerica, rispetto alla popolazione politicamente attiva, che grazie a leggi maggioritarie ottiene la maggioranza dei mandati parlamentari. Questo esattamente prevede, in forma particolarmente accentuata, la legge elettorale appena varata dal nostro Parlamento. Ciò è tanto più grave in quanto il Parlamento che ha varato questa legge è stato eletto con una legge elettorale che la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale proprio a causa del premio di maggioranza. Paradosso nel paradosso: il presidente della Repubblica Mattarella ha firmato quest’ultima legge elettorale, pur avendo dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza, quando era giudice costituzionale. Il fatto che nessun organo di stampa abbia voluto battere su questo tasto così dolente, è la prova matematica dello stato di servitù spontanea che caratterizza la stampa italiana.