La flessibilità concessa da Bruxelles con l’ok alla legge di Stabilità 2016 vale una boccata d'ossigeno da 13,5 miliardi. Ma per il prossimo anno l'Italia promette di trovare 3 miliardi in più, con tagli o tasse. E mancano i soldi per puntare sulla crescita

Pier Carlo Padoan ostenta ottimismo e nella missiva indirizzata ai commissari Ue Dombrovskis e Moscovici scrive: «Sono fiducioso che una deviazione significativa sarà evitata». Tradotto: grazie per la flessibilità concessa con l’ok alla legge di Stabilità 2016, in cambio già il prossimo anno promettiamo di trovare 3 miliardi in più, facendo tagli, aumentando le tasse o contando sul sostegno della flebile ripresa in corso (l’Istat conferma che per il 2016 è prevista una crescita dell’1,1% e il tasso di disoccupazione scenderà quest’anno all’11,3% dall’11,9% del 2015).

Ora che la Commissione Ue ha ceduto almeno in parte alla proposta italiana, tocca dimostrare che si sta lavorando alacremente per raggiungere il pareggio strutturale di bilancio e nel 2017 l’Italia sarà sorvegliata speciale, dovendo colmare un gap nello sforzo previsto nel Def che vale, appunto, circa tre miliardi. Tanto più che incombono le clausole di salvaguardia, vale a dire un aumento dell’Iva che produrrebbe oltre 15 miliardi di entrate ma che Renzi vuole scongiurare.

Ad ogni modo l’accordo è concluso: all’Italia si riconosce l’impegno a raggiungere un rapporto deficit/Pil dell’1,8% contro il 2,3 che il governo aveva previsto per quest’anno e su riforme strutturali e investimenti 2016 c’è l’ok alle clausole di flessibilità, con un margine fiscale dello 0,1% per sostenere le spese legate all’accoglienza dei migranti. La Commissione ha concesso all’Italia «tutto lo 0,5% disponibile per le riforme, lo 0,25% per gli investimenti, lo 0,04% per l’aumento dei costi legati al flusso di migranti e lo 0,06% per le spese eccezionali legate alla sicurezza», recita la lettera dei commissari.

In totale, uno 0,85% di flessibilità che vale circa 13,5 miliardi di euro e che fa gridare al successo il premier Renzi: «Dire che la flessibilità non è ancora abbastanza è tecnicamente vero, ma è contemporaneamente un’incredibile sottovalutazione del punto di partenza: non volevano che citassimo la parola flessibilità».

Per le opposizioni di tratta di poco più di «un piatto di lenticchie» (Brunetta) che pagheremo a caro prezzo nei prossimi anni con manovre lacrime e sangue. Una cosa è certa: la coperta è ancora corta e l’Europa non consente altri sforamenti del deficit. Se l’aumento Iva si potrà eventualmente evitare con la spending review e la rivisitazione delle agevolazioni fiscali – che dovrebbe produrre entrate per almeno 9 miliardi – resta da capire con quali soldi si finanzia la crescita.