La notizia è il disgelo tra governo e sindacati. Il «clima è positivo», concordano da entrambe le parti. Due le questioni sul tavolo: nuovo Ape e assegni minimi. Niente cifre. E la flessibilità è dietro le porte, ce la chiede l'Europa

La notizia è il disgelo tra governo e sindacati. Il «clima è positivo», concordano da entrambe le parti. «Noi non pensiamo che la concertazione sia la coperta di Linus della quale non si può fare a meno. Se c’è siamo più contenti e se si possono fare gli accordi noi siamo qui»: la stiratissima apertura di Renzi arriva proprio mentre la “concertazione” per la modifica della legge Fornero su previdenza e politiche del lavoro muove i primi passi, e il ministro del Lavoro Poletti è seduto al tavolo con Cgil, Cisl e Uil.

Due le questioni sul tavolo: nuovo Ape e assegni minimi. Niente cifre. E nessuna presa di posizione rispetto al bonus di 80 euro, su cui Renzi si era già espresso. E che riguarderebbe i lavoratori dipendenti con redditi fino a 26.000 euro l’anno: quasi 2 milioni di pensionati per un costo complessivo di almeno due miliardi l’anno.
Al momento, il confronto è fermo alla compilazione di un’agenda, ancora tutta da discutere. Quello che si sa è che il governo interverrà per modificare la legge Fornero sulla previdenza introducendo maggiore flessibilità con la Legge di Stabilità. Ha avvisato il ministro dei Lavoro: «I vincoli di bilancio restano i nostri paletti».

Nel giubilo, tra Poletti e confederali, qualche indicazione l’ha data ieri il premier da Repubblica tv: «Nessuno deve temere per le propria pensione, tranquillità per tutti»; «Le pensioni minime sono troppo basse e valutiamo interventi»; «In Italia si è concesso a troppe persone di andare in pensione troppo presto. Oggi l’età si allunga, e la nuova legge prevede che tutti debbano andare col contributivo. Nel mezzo vanno trovate delle soluzioni che salvino i contributi ma diano l’opzione di dare a chi vuole la possibilità di andare in pensione prima»; «i tempi sono quelli della legge di stabilità, cioè i prossimi 3-4 mesi».

Val la pena ricordare che, dal primo gennaio 2012, la pensione di anzianità non esiste più ed è stata sostituita dalla pensione anticipata. E il complesso sistema di calcolo prevede che, in linea di massima, dal 2016 – con l’adeguamento alle aspettative di vita della popolazione – si può andare a riposo non prima di aver compiuto 66 anni e 7 mesi. Ma sono numerose le combinazioni ed eccezioni, per capire quando potere andare in pensione, potete visitare questo link.

Infine, l’Ape: l’anticipo pensionistico a chi deve aspettare per via della legge Fornero. Al 2016, prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di carriera per le donne. «Ne stiamo discutendo. Chi va in pensione prima deve rinunciare a qualcosa», ha detto Renzi. «E capire se nell’ambito della Fornero possiamo dare a chi è rimasto un po’ schiacciato tra incudine e martello un anticipo pensionistico cioè l’Ape, per poter andare in pensione non come prima ma neanche in base all’esito della riforma».

Per il momento, le certezze restano due: la flessibilità è dietro le porte (ce la chiede l’Europa), e la campagna elettorale pure.