Sono almeno 31 i siti Patrimonio Unesco nel mondo minacciati dai cambiamenti climatici: dalla Laguna di Venezia alle Isole Galapagos passando per la Statua della Libertà

Sono almeno 31 i siti Patrimonio Unesco nel mondo minacciati dai cambiamenti climatici: dalla Laguna di Venezia alle Isole Galapagos passando per la Statua della Libertà. L’allarme giunge da un rapporto congiunto dell’Unesco, dell’Unep (il programma ambientale Onu) e della Union of concerned scientists (Ucs): World Heritage and Tourism in a Changing Climate.

Sono numerose le tipologie di evento legate al surriscaldamento globale che mettono a rischio il nostro patrimonio ambientale e culturale, ma la specificità di questo report sta proprio nell’aver individuato 31 casi in cui i danni sono già riscontrabili e tangibili. Adam Markham, coautore del rapporto e vicedirettore clima ed energia di Ucs, ha ribadito: «Fin qui abbiamo parlato soprattutto dei potenziali effetti dei cambiamenti climatici sui siti del Patrimonio mondiale. Oggi, la maggior parte delle problematiche che vi presentiamo sono già arrivate. A riprova che il climate change già fa sentire i propri effetti».

Il bilancio dell’impatto climatico su gioielli planetari come il Parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti o la foresta impenetrabile di Bwindi, in Uganda, non esaurisce i beni della lista del World heritage a rischio. Gli autori dello studio spiegano che la selezione è stata fatta per avere una rassegna completa delle diverse tipologie di pericoli legati ai cambiamenti climatici cui sono sottoposti i siti Unesco.

I fattori di pericolo sono molti: l’aumento delle temperature nell’atmosfera e negli oceani, eventi meteorologici estremi, inondazioni, innalzamento del livello del mare. In Mali, la Grande Moschea di Djenné è particolarmente sensibile a temperature e umidità. Venezia e la sua laguna sono minacciate dall’acqua alta, la vecchia città costiera di Hoi An in Vietnam, già soggetta a inondazioni durante la stagione delle piogge, è minacciata da tempeste sempre più frequenti, erosione costiera e innalzamento dei mari.

Perfino l’Isola di Pasqua, a più di 3.500 km dalla costa cilena, ha i sui problemi. Le statue Moai, erette tra il 1250 e il 1500, girando le spalle al Pacifico meridionale potrebbero finire sommerse causa erosione e innalzamento delle acque. L’aumento della temperatura dell’acqua e l’acidificazione degli oceani sono poi le più grandi minacce per le barriere coralline di tutto il mondo.

Il rapporto avrebbe anche fatto registrare un caso di “censura” da parte del governo australiano, preoccupato per le conseguenze sul turismo delle schede riguardanti i propri siti. In particolare, ha rivelato Guardian Australia, venute a conoscenza delle schede contenute nelle bozze del rapporto e riguardanti la Grande barriera corallina, Kakadu e le foreste della Tasmania, il dipartimento per l’Ambiente australiano hanno chiesto di non pubblicarle, suscitando l’irritazione degli autori.
«La minaccia per i siti del patrimonio mondiale è imminente, non c’è più tempo da perdere – riassume Adam Markham – Dobbiamo continuare gli sforzi avviati con la Cop21 di Parigi. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra e sviluppare una strategia globale per la protezione dei siti Unesco». Da qui la scelta di luoghi di fama mondiale, per favorire una nuova consapevolezza delle popolazioni e dei governi.

Per Mechtild Rössler, direttrice della divisione Patrimonio culturale dell’Unesco, l’industria del turismo è parte del problema ma anche della soluzione. «Vogliamo educare tutti i soggetti coinvolti: i governi, i responsabili dei siti e il mondo del turismo. Insieme, siamo in grado di gestirli in modo diverso, per proteggerli meglio». Un avvertimento che arriva poco prima del 40esimo Comitato del Patrimonio Mondiale, che si riunirà a Istanbul dal 10 al 20 luglio. L’Unesco imporrà agli Stati di adottare misure per la loro conservazione, e deciderà, se necessario, l’esclusione dei siti “inadempienti” dalla lista. L’ultimo a essere rimosso, nel 2009, è la Valle dell’Elba a Dresda, in Germania, a seguito della costruzione di un ponte a quattro corsie nel cuore di un paesaggio unico.

 

LA LISTA DEI SITI MINACCIATI

Africa
• Bwindi Impenetrable National Park, Uganda
• Le rovine di Kilwa Kisiwani e Songo Mnara, Tanzania
• Aree protette della Regione di Cape Floral, Sud Africa
• Parco nazionale del Lago Malawi, Malawi

Mondo arabo
• Ouadi Qadisha (La Valle sacra) e la foresta dei Cedri di dio (Horsh Arz el-Rab), Libano
• Area protetta di Wadi Rum, Giordania
• Antichi Ksour di Ouadane, Chinguetti, Tichitt and Oualata, Mauritania

Asia e Oceano Pacifico
• Rock Islands Southern Lagoon, Palau
• Antica cittadina di Hoi An, Vietnam
• Shiretoko, Giappone
• Parco nazionale di Komodo, Indonesia
• Parco nazionale di Sagarmatha, Nepal
• Lagune della Nuova Caledonia: Barriera corallina ed ecosistemi associati, Francia
• Terrazzamenti di riso della Cordigliera filippina, Filippine
• Montagne d’Oro dell’Altai, Russia
• East Rennell, Isole Solomon

Nord America
• Parco nazionale dello Yellowstone, Stati Uniti
• Statua della Libertà, Stati Uniti
• Antica città di Lunenburg, Canada
• Parco nazionale del Mesa Verde, Stati Uniti

Sud America
• Porto Fortificazioni e Monumenti a Cartagena, Colombia
• Coro e il suo porto, Venezuela
• Isole Galápagos, Ecuador
• Parco nazionale di Huascarán, Perù
• Riserve delle Foreste atlantiche del Sud-est, Brasile
• Rapa Nui (Isola di Pasqua), Cile

Europa
• Il Fiordo ghiacciato di Ilulissat (Groenlandia), Danimarca
• Cuore del Neolitico di Orkney (Scozia); Stonehenge, Avebury e siti associati, Regno Unito
• Mare dei Wadden, Olanda, Germania e Danimarca
• Venezia e la sua Laguna, Italia