È andata così: Francesco Ambrosini, Filippo Brugnoli, Niccolò Cruciani e Tobia Poltronieri sul palco del Primavera sound ci erano stati nel 2014, da emergenti. Quest’anno, dopo l’uscita del loro ultimo album, Fluttuarn (Vaggimal, 2015), gli organizzatori li hanno voluti in line up. Insieme a Brian Wilson, Pj Harvey, Radiohead, Tame Impala, Sigur Rós e altre centinaia di artisti che si esibiranno al Parc del Fòrum di Barcellona, in quello che ormai, giunto alla sua 15esima edizione, è un appuntamento immancabile per gli amanti della musica d’avanguardia.
Con un nome ispirato a una catena di supermercati, C+C=Maxigross è l’unica band italiana nel cartellone principale catalano. Con loro l’Italia, ormai del tutto devota ai talent show, porta una fresca psichedelia, con code tropicaliste, cori ancestrali, richiami Sixties. E un tocco di etnica originalità nella lingua: i titoli delle tracce, infatti, sono in cimbro, lingua morta della Lessonia, terra persa tra le montagne del Veronese. È nel 2009 che il gioco tra amici si è fatto band, anzi collettivo. I membri? «A lot. Da 3 a 22 quando va tutto bene», scrivono sui social. Incidono l’ep Singar (cantare, in cimbro) e, poi, nel 2013 il primo album Ruvain, che in cimbro significa rumoreggiare. E di rumore ne hanno fatto eccome: da allora hanno collezionato più di 200 live, con tanto di minitour negli Stati Uniti, inclusa una tappa nel prestigioso Cmj Music Festival di New York. Infine Fluttuarn, dove le dimensioni acustica ed elettrica si fondono, scombinando i piani.
Ma in tempi di talent non ci sarà da sentirsi soli a fare musica sperimentale? Lo abbiamo chiesto a Tobia Poltronieri, che dei C+C è fondatore insieme ad Ambrosini e Brugnoli. «Abbiamo sempre concepito il nostro progetto in termini collaborativi, aperti a qualsiasi tipo di ispirazione», risponde Tobia. «Ed è forse per questo che ci sentiamo limitati nel contesto della scena italiana, che spesso si autoconfina. Mentre la musica di qualità non dovrebbe avere confini, né geografici né di genere». Ironia del mercato. Mentre la scena italiana ha paura di osare e si autoconfina nel nazionalpopolare, i C+C fanno psichedelia, scrivono in cimbro, registrano in una baita sui monti della Lessinia, fra le province di Verona e Trento. A Vaggimal, 114 anime. E tutto sono fuorché confinati.
Questo articolo continua sul numero 22 di Left in edicola dal 28 maggio