il governatore di Bankitalia loda l’operato del governo ma dice che «si deve e si può fare di più», evocando tagli e privatizzazione. Poi difende il suo lavoro di vigilanza sulle banche in crisi ed evoca una riduzione dei dipendenti

«Usciamo lentamente da un lungo periodo di crisi». La ripresa è ancora lenta e di questo passo «raggiungeremo i livelli pre-crisi in un tempo non breve». Per il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che pure nelle sue considerazioni finali all’Assemblea annuale loda l’operato del governo, «si deve e si può fare di più». A partire dall’annunciata riduzione del debito pubblico nel 2016, che – spiega – non arriverà se non si mette mano a «uno stretto controllo dei conti pubblici» e alla «realizzazione del programma di privatizzazioni» dalle quali si attende attorno a 8,5 miliardi l’anno per tre anni.

A margine di una relazione che non ha scontentato nessuno ed è piaciuta ai big del capitalismo all’italiana, da De Benedetti a Montezemolo, Visco suddivide equamente i suoi pochi rimbrotti tra le banche italiane (le stesse che fino a poco tempo fa erano le più virtuose del Vecchio continente), che ora devono darsi una ripulita e lavorare per accorparsi tra loro, e l’Europa troppo rigida nei loro confronti.

Sul fronte della crisi delle banche Visco ha difeso l’azione di vigilanza e controllo esercitata dalla Banca d’Italia, spiegando di aver fatto tutto quanto in suo potere e addossando gran parte dei limiti della gestione della crisi al divieto di utilizzare il fondo salva-depositi da parte della Commissione Ue. L’Europa, ha aggiunto Visco, ha pure respinto la richiesta dell’Italia di non addossare, almeno in questa fase, su azionisti e creditori il peso del salvataggio degli istituti di credito in crisi, il cosiddetto bail-in.

A qualcuno però la relazione di Visco non è affatto piaciuta. Fuori dall’assemblea Federconsumatori e Adusbef hanno protestato contro la mancata vigilanza nel caso dei fallimenti di Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche. Denunciano che quei fallimenti hanno arricchito qualcuno e impoverito tanti, compresi i territori cui facevano riferimento le banche, chiedendo che vengano indagati e processati gli autori dei crack e chi eventualmente non ha controllato adeguatamente.

Il governatore ha poi evocato la necessità di rivedere la quantità degli organici degli istituti di credito. E questo è bastato per provocare la levata di scudi dei sindacati, compatti nel sostenere che la razionalizzazione di filiali e dipendenti è già avvenuta e che il rapporto dipendenti-clienti in Italia è più bassa che in Francia e Germania. Insomma, a quanto pare lo scenario è quello di una riduzione dei bancari in un quadro di impunità dei banchieri.