La britannica Bp ha chiuso un accordo per risarcire gli investitori che avevano acquistato le azioni dopo l’incidente al largo della Louisiana. Tra 2016 e 2017 risarcirà 175 milioni di dollari per scongiurare l’apertura di un nuovo processo
Il più grave disastro ambientale della storia americana: 106 giorni di sversamento di petrolio al largo del Golfo del Messico. Dal 20 aprile al 4 agosto 2010, il greggio in uscita dal pozzo Macondo della piattaforma Deepwater Horizon, a 1.500 metri di profondità, ha causato la morte di 11 persone e danni difficili da dimensionare.
Oggi la britannica Bp, la compagnia responsabile dell’impianto, ha chiuso un accordo per risarcire gli investitori che avevano acquistato le azioni dopo l’incidente ma prima che ne fossero note le effettive dimensioni: tra 2016 e 2017 risarcirà 175 milioni di dollari per scongiurare l’apertura di un nuovo processo, il cui inizio era già fissato per il mese prossimo.
La richiesta degli investitori si basava sul fatto che Bp aveva pubblicamente ridimensionato la quantità di greggio fuoriuscita. A quanto pare le cifre reali erano circa dieci volte maggiori rispetto a quanto dichiarato dalla compagnia all’epoca, quando si parlava di un quantitativo tra i 1.000 e i 5.000 barili. Il greggio furiuscito, hanno poi rivelato le stime, si aggira infatti attorno ai 4,9 milioni di barili.
Finora, i vari risarcimenti, le multe e la bonifica sono costati a Bp 56,4 miliardi di dollari: 18,7 miliardi sono andati al governo Usa e ai cinque Stati colpiti dall’inquinamento, 12,9 per risarcire imprese e individui danneggiati, e 4 miliardi a seguito delle condanne. Ma lo strascico processuale del disastro non è ancora terminato.
All’incidente e le sue conseguenze è dedicato un film in uscuta nelle sale statunitensi il 30 settembre. Il titolo è Deepwater Horizon ed è diretto da Peter Berg (Lone Survivor), con Dylan O’Brein, Mark Wahlberg, Kurt Russell, John Malkovich e Kate Hudson.

La piattaforma in fiamme il 22 maggio 2010. Ansa/Daniel Beltra/Greenpeace

Proteste degli attivisti di Greenpeace. Epa/Olivier Hoslet

La decontaminazione di un mezzo intervenuto per la bonifica. Epa/Dan Anderson

Le immagini della macchia di greggio riprese il 4 maggio 2010 dal satellite Aqua della Nasa.
Ansa/ Nasa/Goddard/MODIS Rapid Response Team

La Deepwater Horizon in fiamme nel Golfo del Messico, il 22 maggio 2010. Daniel Beltra/Greenpeace

Esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon.
Ansa / Petty Officer Scott Lloyd

30 luglio 2010 – Barriere di sacchi di sabbia a Grand Isle, Louisiana. © Louisiana Governors Office/Planet Pix via ZUMA Wire

Baia di St. Louis, Mississippi, 17 July 2010. Epa/Ann Heisenfelt

Longbeach, Mississippi, 16 luglio 2010. Epa/Bevil Knapp

Waveland, Mississippi, 9 luglio 2010. Epa/Bevil Knapp

26 giugno 2010. © Sgt. Casey Ware/Planet Pix via ZUMA Wire

23 giugno 2010. La fuoriuscita del greggio ripresa da un veicolo telecomandato. Epa/Bp

Port Sulpher, Louisiana, 20 giugno 2010. Epa/Erok S. Lesser

19 giugno 2010. Gli interventi di bonifica attorno alla piattaforma Epa/Bevil Knapp

Una foto di Grennpeace motra un gruppo di piccoli pellicani coperti dal greggio in attesa dell’intervento di pulizia Epa/Daniel Beltra / Greenpeace

18 giugno 2010, Golfo del Messico. Incendi controllati per la puliaiza e il contenimento della fuoriuscita di greggio. © Nsf/Planet Pix via ZUMA Wire

Un pellicano pochi giorni dopo l’incidente

Il presidente Obama in sopralluogo sulle coste delle Louisiana

I tecnici intervenuti dopo l’incidente sistemano le bande di contenimento del greggio