Dieci mani per decine di strumenti e marchingegni. Imbiancati e, come spesso accade in casi come il loro, ancor più precisi. Così i Tortoise a Barcellona, nell'edizione del Primavera Sound che si è chiusa lo scorso 5 giugno. Non eravate a Barcellona? C'eravate ma ascoltavate i Radiohead che si esibivano in contemporanea dall'altra parte del Parc del Forum? In effetti, non pochi si "mangivano le mani" per aver dovuto scegliere uno dei due concerti. Non è la stessa cosa, ma con delle buone cuffie potete godervi il concerto della band di Chicago qui, attraverso Season of festival. Ecco "Shake hands with danger", dal live del 3 giugno al Primavera Sound di Barcellona, in esclusiva su Left.

Chi sono i Tortoise

Il nome Tortoise è indiscutibilmente legato al post-rock. Maggio 1994. Su The Wire, il critico musicale britannico Simon Reynolds per definire band come Stereolab, Disco Inferno, Seefeel, Bark Psychosis e Pram, conia l'espressione “post-rock”. Con il tempo l'uso del termine viene esteso anche a band come Slint, Labradford, Mogwai. E Tortoise. Due anni dopo, con Millions Now Living Will Never Die (Thrill Jockey, 1996), loro secondo album, i Tortoise aprono le porte di Chicago al post-rock. Niente canzoni, lunghe suite dalla durata indefinita, da tre a sei minuti. E tracce a numero variabile, a seconda dell'edizione (americana o giapponese).

Chitarra elettrica, basso e batteria si liberano delle tradizionali gabbie del rock, per attingere da altre tradizioni della musica d'avanguardia: il jazz e l'elettronica, l'ambient e la psichedelia, il dub e il krautrock degli anni 70. La strumentalità rimpiazza il canto. I versi si ripetono, le trame mutano improvvisamente. È la liberazione del rock.

Sono l'ingegnere del suono Dough McCombs al basso e il batterista John Herndon a fondare, alla fine degli anni 80, i Tortoise. Sperimentare sul ritmo, questa la missione. Si aggiungono, poi, il batterista John McEntire, il percussionista Dan Bitney e il bassista Bundi K. Brown poi sostituito, al basso, da David Pajo, chitarrista degli Slint (sostituito, a sua volta, da Jeff Parker nel 1998).

Più che caduta in disuso - restano numerosi i festival e le etichette discografiche dedicate - , in verità, l'espressione post-rock è finita per avere un significato sempre meno preciso: dal rock dei Radiohead all'elettronica degli Stereolab. Gli stessi Tortoise ne rifiutano l'etichetta. Il Sunday Times ha definito la loro musica «eclectic-jazzy-avantgarde-postpunk-rasta friendly». Capirete dunque il motivo per cui abbiamo è scelto la più immediata - seppur contestata - espressione post-rock.

Cos'è il Season of festival

Una trasmissione tv, in streaming. Se vi siete persi - o vi perderete - i concerti che ritenete imperdibili, c'è sempre l'on demand. Sei festival musicali in tutto il mondo, infatti, saranno trasmessi su Red Bull TV: Primavera Sound (Spagna), Bonnaroo, Lollapalooza e Austin City Limits Music Festival (Usa), Roskilde (Danimarca) e Bestival (Uk). Da giugno a ottobre, con 18 giorni di programmazione dal vivo.

Dieci mani per decine di strumenti e marchingegni. Imbiancati e, come spesso accade in casi come il loro, ancor più precisi. Così i Tortoise a Barcellona, nell’edizione del Primavera Sound che si è chiusa lo scorso 5 giugno. Non eravate a Barcellona? C’eravate ma ascoltavate i Radiohead che si esibivano in contemporanea dall’altra parte del Parc del Forum? In effetti, non pochi si “mangivano le mani” per aver dovuto scegliere uno dei due concerti. Non è la stessa cosa, ma con delle buone cuffie potete godervi il concerto della band di Chicago qui, attraverso Season of festival. Ecco “Shake hands with danger”, dal live del 3 giugno al Primavera Sound di Barcellona, in esclusiva su Left.

Chi sono i Tortoise

Il nome Tortoise è indiscutibilmente legato al post-rock. Maggio 1994. Su The Wire, il critico musicale britannico Simon Reynolds per definire band come Stereolab, Disco Inferno, Seefeel, Bark Psychosis e Pram, conia l’espressione “post-rock”. Con il tempo l’uso del termine viene esteso anche a band come Slint, Labradford, Mogwai. E Tortoise. Due anni dopo, con Millions Now Living Will Never Die (Thrill Jockey, 1996), loro secondo album, i Tortoise aprono le porte di Chicago al post-rock. Niente canzoni, lunghe suite dalla durata indefinita, da tre a sei minuti. E tracce a numero variabile, a seconda dell’edizione (americana o giapponese).

Chitarra elettrica, basso e batteria si liberano delle tradizionali gabbie del rock, per attingere da altre tradizioni della musica d’avanguardia: il jazz e l’elettronica, l’ambient e la psichedelia, il dub e il krautrock degli anni 70. La strumentalità rimpiazza il canto. I versi si ripetono, le trame mutano improvvisamente. È la liberazione del rock.

Sono l’ingegnere del suono Dough McCombs al basso e il batterista John Herndon a fondare, alla fine degli anni 80, i Tortoise. Sperimentare sul ritmo, questa la missione. Si aggiungono, poi, il batterista John McEntire, il percussionista Dan Bitney e il bassista Bundi K. Brown poi sostituito, al basso, da David Pajo, chitarrista degli Slint (sostituito, a sua volta, da Jeff Parker nel 1998).

Più che caduta in disuso – restano numerosi i festival e le etichette discografiche dedicate – , in verità, l’espressione post-rock è finita per avere un significato sempre meno preciso: dal rock dei Radiohead all’elettronica degli Stereolab. Gli stessi Tortoise ne rifiutano l’etichetta. Il Sunday Times ha definito la loro musica «eclectic-jazzy-avantgarde-postpunk-rasta friendly». Capirete dunque il motivo per cui abbiamo è scelto la più immediata – seppur contestata – espressione post-rock.

Cos’è il Season of festival

Una trasmissione tv, in streaming. Se vi siete persi – o vi perderete – i concerti che ritenete imperdibili, c’è sempre l’on demand. Sei festival musicali in tutto il mondo, infatti, saranno trasmessi su Red Bull TV: Primavera Sound (Spagna), Bonnaroo, Lollapalooza e Austin City Limits Music Festival (Usa), Roskilde (Danimarca) e Bestival (Uk). Da giugno a ottobre, con 18 giorni di programmazione dal vivo.