Mohamed non ha riportato ferite gravi ma è ancora in stato di choc. Poteva andare peggio, certo. Ma, siamo convinti, vale la pena raccontare l’ennesima aggressione razzista nel nostro Paese

Pochi giorni prima dell’aggressione sfociata in tragedia contro Emmanuel a Fermo, era toccato a due cittadini del Bangladesh insultati e picchiati da un gruppo di italiani a San Benedetto del Tronto. Questa volta è toccato a Mohamed, 19 anni, di nazionalità senegalese, che vive e lavora a Imperia in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato politico. Mohamed non ha riportato ferite gravi ma è ancora in stato di choc. Poteva andare peggio, certo. Ma, siamo convinti, vale la pena raccontare l’ennesima aggressione razzista nel nostro Paese.

Una pietra in testa lanciata dai cespugli del lungomare di Imperia, nel buio della notte. Mohamed, che sta rientrando dal ristorante dove fa il lavapiatti verso il centro in cui è ospite, lascia cadere la sua bicicletta per terra. Sta sanguinando. E gli aggressori, in sei, vengono allo scoperto. Calci e pugni, al volto e al torace: «Sei un negro di merda, vattene via dall’Italia». Le botte non si fermano fin quando un automobilista inchioda, scende dall’auto e mette in fuga gli aggressori.

«Era mezzanotte, avevo appena finito il turno di lavoro e con la mia bicicletta stavo andando a dormire presso l’alloggio assegnatomi dalla cooperativa Jobel, in via Argine Destro. All’altezza del passaggio a livello di lungomare Vespucci, sei giovani, italiani, mi hanno preso a pietrate. Mi sono fermato, sanguinavo. Ho chiesto per quale motivo mi avevano tirato le pietre. Poi si sono avvicinati e mi hanno aggredito urlando frasi razziste». Sono le parole con cui Mohamed ha raccontato ai carabinieri l’aggressione avvenuta la notte di martedì 12 luglio e riportata dal SecoloXIX solo domenica. Mentre i carabinieri di Imperia indagano – anche se non possono contare su alcuna videocamera di sorveglianza né su testimoni oculari a parte l’automobilista soccorritore – amici e datori di lavoro annunciano: «Vogliamo che gli aggressori, soggetti pericolosi per la nostra città, vengano individuati e puniti». Dalla cooperativa Jobel, il presidente Alessandro Giulla e la coordinatrice pedagogica Claudia Regina assicurano: «Mohamed non farebbe male a una mosca, lo conosciamo bene non ha provocato nessuno. È un ragazzo esile, tranquillo. Un ragazzo che, in una tranquilla notte d’estate, solo per il colore della pelle, è stato pestato da sei codardi».

Una dura condanna dell’episodio arriva dal sindaco di Imperia Carlo Capacci, che raggiunto da Left tiene a precisare: «La nostra non è una città razzista: si tratta di un evento isolato dettato anche dal clima di tensione che interessa tutto il Paese e in queste ultime settimane la nostra provincia, data la vicinanza con il confine francese. Sono certo che le indagini condotte dalle forze dell’ordine individueranno i colpevoli di questo deplorevole gesto. I sentimenti degli imperiesi nei confronti dei cittadini stranieri sono stati ben rappresentati dall’automobilista che ha soccorso Mohamed e che voglio ringraziare a nome di tutta la città».