Ventidue corpi trovati sul fondo di un’imbarcazione. 21 donne, un solo uomo. A raccontare i dettagli dell’ultima tragica strage a largo del Mediterraneo, è Jens Pagotto, capo missione di MSF per le operazioni di ricerca e soccorso. Quando la nave Aquarius, gestita in collaborazione da Medici senza frontiere (MSF) e SOS Mediterranéé, si è avvicinata all’imbarcazione per soccorre i migranti sopravvissuti, ha trovato i corpi delle donne e dell’unico uomo scomparso in una pozza di acqua marina e carburante. Una morte orribile e ancora da capire come si legge nella nota rilasciata dall’organizzazione francese questa mattina, a conclusione delle operazioni di salvataggio.
209 le persone sopravvissute (177 uomini e 32 donne) e trasferite sulla nave dei soccorsi. Tra di loro, 50 minori di cui 45 non accompagnati. «I sopravvissuti hanno passato diverse ore a bordo con i cadaveri. Molti di loro sono troppo traumatizzati per riuscire a raccontare quanto accaduto» continua Pagotto. I migranti a bordo dell’imbarcazione soccorsa a largo delle coste libiche, provengono quasi tutti dall’Africa orientale e si aggiungono alle oltre 2000 persone soccorse da mercoledì nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Altre 22 morti nel #Mediterraneo. Quante vite dobbiamo perdere prima di vie legali e sicure? https://t.co/Rvqnli3yQj pic.twitter.com/uahnhIOw8s
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 21 luglio 2016
Secondo i dati ufficiali dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) le 22 vittime di oggi si aggiungono, invece, alle 2954 persone scomparse in mare dall’inizio del 2016. «Questa perdita di vite non era necessaria ed è il risultato di una risposta globale insufficiente e inadeguata a questa crisi» Alle dure parole di Pagotto contro le politiche di respingimento dell’Unione Europea fa eco la decisione di MSF di rinunciare ai fondi europei. Il 17 giugno, l’organizzazione internazionale indipendente, ha annunciato, a livello internazionale, di non voler ricevere fondi dell’UE e dei suoi stati membri. La decisione, si legge sul sito, è stata presa in opposizione alle dannose politiche adottate in contrasto alla crisi migrante. In Italia MSF riceve e riceverà fondi raccolti attraverso donazioni di privati – individui, fondazioni, imprese. A livello internazionale, invece, i fondi che derivano da organi istituzionali saranno funzionali al finanziamento di programmi specifici.
#MSF non accetterà più fondi degli Stati membri e dalle istituzioni dell'UE. Ecco perché: https://t.co/sNFyR9cNCZ pic.twitter.com/1ljXewnpwC
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 17 giugno 2016
Intano a Pozzallo è arrivata la nave Bourbon Argos di MSF. A bordo, le 628 persone soccorse la scorsa settimana al largo di Sabratah, in Libia. Le donne sono 101, 13 i bambini. Kim Clausen, coordinatore MSF delle operazioni, racconta che quando i soccorritori si sono avvicinati alle imbarcazioni, i gommoni erano sgonfi, piegati su di un lato, e privi di carburante. I migranti erano senza acqua, senza alcuna protezione di salvataggio e con pochissimo cibo a disposizione.
Una strage appena sfiorata che insieme a quanto accaduto oggi al largo del Mediterraneo centrale, racconta di una crisi drammatica che non accenna a fermarsi e di una politica di respingimento che è corresponsabile nell’aver lasciato i migranti alla mercé del mare e dei trafficanti, con il rischio, sempre crescente, di lasciarceli morire.