La settimana della Grecia è iniziata con circa 1 miliardo di euro di nuovi finanziamenti incassati dall’Esm (Meccanismo Europeo di Stabilità), dopo che l’Eurogruppo di lunedì 10 ottobre ha confermato il progresso sul fronte delle riforme. Uno stanco Jeroen Dijsselbloem – Presidente dell’Eurogruppo – ha ribadito nella conferenza stampa serale che «riforme importanti sono state realizzate nei campi delle pensioni, del settore energetico, della governance bancaria, oltre agli interventi su fondo di privatizzazione e Agenzia delle entrate». Inoltre, entro la fine del mese, dopo la consegna di altri dati economici, ulteriori 1.7 miliardi di euro verranno versati allo stato greco. Tutti soldi che in realtà verranno utilizzati per pagare fatture arretrate del governo. Quel che conta è che in questo modo si dovrebbe chiudere quella che viene definita “first review” (“prima revisione”) del terzo programma di salvataggio.
Tutto bene allora? In realtà la vera partita Alexis Tsipras si apre soltanto ora, con l’inizio della “second review” (“seconda revisione”). Secondo gli accordi presi con le istituzioni europee, il completamento di questa seconda fase dovrebbe far scattare le discussioni sulla ristrutturazione del debito ellenico, vero nocciolo della questione nei rapporti tra stati membri dell’Ue. Ed è qui che il quadro si complica.
Già, perché all’orizzonte c’è di nuovo il mal di pancia di Wolfgang Schäuble, legato al rischio di una mancata partecipazione del Fondo monetario internazionale (Fmi) al piano di salvataggio. Christine Lagarde, direttore generale dell’Fmi, aveva già più volte sottolineato l’insostenibilità del debito greco. Ora, sulla base delle stesse valutazioni, Lagarde avrebbe deciso di dare soltanto assistenza tecnica, ma nessun sostegno finanziario nel quadro del programma. Lo ha rivelato settimana scorsa Ekathimerini citando due fonti anonime molto vicine al dossier greco.
Il problema tedesco è che nel contesto delle negoziazioni roboanti dell’estate del 2015, Schäuble era riuscito ad ottenere il consenso del Bundestag (Camera bassa del Parlamento tedesco) solo a patto che un attore terzo, fuori dalle dinamiche europee – leggi: Fmi – fosse parte della partita. In altri termini, Schäuble, con l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2017, si trova in un vicolo cieco. O inizia a negoziare la ristrutturazione del debito greco, manovra che terrebbe in gioco l’Fmi, ma che metterebbe a repentaglio l’immagine del partito di Angela Merkel di fronte al suo elettorato più conservatore – per altro sempre più conteso dalla destra dell’Afd (Alternative für Deutschland). Oppure perde per strada Lagarde, rendendo di fatto lettera morta il mandato parlamentare del 2015.
Il fatto che il problema tedesco sia tutto di natura politica interna, lo ha ribadito anche Cerstin Gammelin, corrispondente da Bruxelles della Süddeutsche Zeitung. Gammelin scrive: «E’ tempo che Schäuble dica la verità. L’Fmi non concede più prestiti ad Atene da tre anni e i debiti contratti con l’istituto internazionale sono stati praticamente tutti estinti. Sono gli europei che di fatto salvano Atene dal default … [Ma] se l’Fmi non è della partita, durante la campagna elettorale diventerà lampante che la Grecia ha bisogno di un aiuti continui da parte dell’Eurozona. Schäuble questo lo sa, ma non vuole dirlo all’elettore tedesco».
Anche la Banca centrale europea (Bce) ha ribadito che il debito greco desta preoccupazione. Lo ha affermato Benoît Coeuré, membro dell’esecutivo della Bce, parlando al Parlamento europeo questo giovedì. Allo stesso tempo però, Coeuré ha anche sponsorizzato un coinvolgimento a tutto tondo dell’Fmi nel proseguo del salvataggio, nonché invitato la Grecia a continuare a implementare le riforme.
Certo, per Schäuble una mezza via di fuga ci sarebbe: aspettare le elezioni politiche tedesche del 2017 per ottenere un nuovo mandato dal Bundestag. In un colpo solo riuscirebbe a salvare la faccia del suo partito di fronte agli elettori e a non infrangere il mandato attuale. Un’ipotesi che è stata bocciata senza mezzi termini dal Presidente della Camera di Commercio di Atene, Konstantinos Michalos: «Le elezioni tedesche non devono diventare una scusa per ritardare le discussioni sulla ristrutturazione del debito greco. [La Germania] ha fatto delle promesse e ora deve mantenerle». Inoltre, un appoggio a negoziazioni spedite è arrivato anche dal Parlamento europeo, dove gli eurodeputati del Gue/Ngl e alcuni membri del gruppo socialdemocratico hanno inviato una lettera al Commissario Eu, Pierre Moscovici. Nel testo si chiede alla Commissione europea di fare pressioni sull’Eurogruppo affinché si proceda rapidamente.
Intanto ieri si è tenuto il congresso di Syriza. Tsipras ha detto che «non sono ammissibili ritardi nelle negoziazioni sul debito» e che «il continuo scontro tra le istituzioni coinvolte nel salvataggio bloccano il processo di ristrutturazione». Tsipras ha anche detto che la Grecia dovrebbe rientrare nei target del programma di “quantitative easing” della Bce. Poi è tornato a soffermarsi sulle sofferenze della popolazione greca che «merita di essere compensata». «I greci sono stati coloro che hanno fatto più sacrifici per tenere in piedi l’Europa, sia nel durante la crisi del debito, sia in quella in corso dei rifugiati».
Che Tsipras abbia fretta è sicuro. Come scrive Handelsblatt, il Paese e, soprattutto la sinistra, gli sta sfuggendo di mano. Nelle ultime settimane, da Atene a Salonicco, si susseguono scioperi e proteste. Nei sondaggi, il partito conservatore, Nuova Democrazia (Nd), è dato nettamente in vantaggio rispetto a quello che, dopo il percorso di riforme, resta di Syriza.
Il 42 per cento dei greci consultati hanno detto di preferire come futuro Primo ministro il leader di Nd, Kyriakos Mitsotakis, rispetto ad Alexis Tsipras, a cui rimane in mano un 23 per cento. Insomma, la partita a puntate sul debito greco, tra il tedesco Wolfgang e il greco Alexis, rischia di finire con due perdenti e nessun vincitore.