Il 19 ottobre prende il via il più importante appuntamento internazionale per lo scambio dei diritti editoriali, la Buchmesse di Francoforte che, quest’anno, ospiterà complessivamente settemila espositori da un centinaio di Paesi differenti, mentre Fiandre e i Paesi Bassi saranno ospiti d’onore.
Sono 250 gli editori italiani che parteciperanno alla Fiera internazionale del libro di Francoforte, di cui un centinaio all’interno di uno stand collettivo (organizzato dal ministero dello Sviluppo economico, dall’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e dall’Associazione italiana editori) di 500 metri quadrati, al quale partecipano anche le Regioni Lazio e Piemonte. La presenza degli espositori italiani è raddoppiata rispetto all’anno scorso. Mentre – secondo dati Nielsen – il fatturato di libri di carta in Italia segna un +0,2% . Con un crescente peso dell’export di diritti di libri italiani all’estero (+11,7% nel 2015). Intanto il calo delle copie vendute, -2,9% (circa 1,4milioni di copie di libri di carta vendute in meno) è più contenuto rispetto al -5% dello stesso periodo del 2015.
Un trend, quello italiano, tutto sommato in controtendenza rispetto alle linee generali della Buchmesse che ancora risente di una certa crisi, che tuttavia non intacca il fatto che la Germania è e resta un Paese di lettori forti. Nel 2015 ha registrato un meno 1,4% , tanto che c’è chi si lamenta che il mercato tedesco del libro sia tornato alle dimensioni di 10 anni fa. Mentre negli ultimi cinque anni gli espositori sono diminuiti del 6 per cento. Ed è diminuito il numero degli stand anche per il costo dell’affitto. Ma le cifre anche per quanto riguarda il pubblico sono alte benché i non addetti ai lavori possano entrare solo il sabato e la domenica. L’anno scorso erano 275 mila i visitatori mentre i giornalisti accreditati più di 10 mila.
Molte le occasioni di incontro. Gli editori vanno a Francoforte per partecipare all’asta dell’acquisto dei diritti, ma anche per incontrare altri operatori, per scambiarsi informazioni, senza contare i moltissimi momenti di festa. Per chi cerca momenti di approfondimento importante sarà l’incontro dedicato alla Turchia dal titolo Europa-Turchia: esiste ancora la libertà di opinione?. Ci sarà un focus sui migranti in Europa e sull‘avanzata dei populisti. E un dibattito con lo scrittore e orientalista francese Mathias Énard, dal titolo “Più Europa, ma diversa da quella che è stata finora”. Autore del romanzo Bussola, pubblicato in Italia dalle Edizioni e/o, Enard affronterà anche la questione della ridefinizione dei confini nazionali in Medio Oriente, fatta saltare dall’Isis e dal conflitto in Siria. Confini che furono definiti dall’Occidente alla fine della seconda guerra mondiale e che il mondo arabo ha subito. (Qui l‘intervista di Left a Matthias Enard).
Lo spazio della Buchmesse è da sempre internazionale come dimostra anche il fatto che Gaby Wood che dirige la fondazione del Man Booker Prize, il più importante premio letterario in lingua inglese, abbia deciso di presentare in fiera il 19 ottobre i sei finalisti di quest’anno.
Dalle Fiandre e dai Paesi bassi arriveranno circa 70 autori, fra loro anche lo scrittore di origine iraniana Kader Abdolah che, con libri come La scrittura cuneiforme, il viaggio delle bottiglie vuote e la sua storia del Corano letto laicamente come testo letterario è diventato uno dei più grandi, se non il più grande scrittore contemporaneo in nederlandese. Pubblicato in Italia da Iperborea Kader Adolah sarà presente in fiera ( e il 31 ottobre a Milano) con il suo ultimo romanzo Un pappagallo volò sull’ IJssel che tra le righe racconta come è cambiata l’immigrazione in Olanda, da quando lui fu accolta da rifugiato perseguitato dal regime degli ayatollah. (ecco la nostra intervista a Kader Abdolah).
La storia della Buchmesse . La fiera internazionale del libro di Francoforte è una delle fiere del libro più antiche. Già nel 1573 l’umanista Henri Estienn parlava dell’emporium dei libri di Francoforte come di un grande momento di scambio commerciale ma anche intellettuale. Nel ‘500 la Buchmesse era conosciuta come la più importante fiera libraria del Rinascimento europeo, anche perché nasceva su una solida base di imprese artigianali di stampatori che erano anche librai, e già allora avevano agenti che si si spostavano ad Augusta, a Lipsia e in altri centri di produzione libraria che coinvolgeva parimenti tipografi, correttori di bozze, rilegatori, rivestitori di libri in pelle e altri materiali di pregio. Nei giorni della fiera ogni editore annunciava le proprie novità con cartelli e volantini ante litteram, che venivano distributi ovunque. Qualcuno stampava una sorta di catalogo essenziale. Prima che venisse stilato quello genrale della fiera, strumento preziosissimo per gli studiosi che vogliono sapere quanto si stampava e soprattutto cosa si leggeva. Si viene così a sapere che nei primi cento anni della stampa a caratteri mobili furono stampati circa 7 milioni e mezzo di libri, per un totale di 25mila titoli. E si scopre anche studiando i catologhi censurati che in periodi di crisi come la la guerra dei trent’anni si acuiva il controllo sulla produzione libraria. Proprio fra fu messo sotto controllo dall’imperatore, ma di fatto furono i gesuiti nel 1618 a esercitare una forte censura. Il vero boom del libro si ebbe poi nella prima metà del XVIII secolo i cataloghi della fiera confermano il boom della stampa si ebbe nel XVII secolo quando si smise di usare il latino ed entrarono in uso i volgari e le lingue nazionali. La fiera riprese poi vigore nel secondo dopo guerra per arrivare senza soluzione di continuità fino ad oggi.