Mentre la Spagna è ai minimi storici per gli investimenti pubblici, il Portogallo cerca di far quadrare il cerchio tra fine dell’austerity e nuove tasse sulle proprietà. Intanto, il Piano Juncker è incappato sullo scoglio tedesco. Ma un timido segnale di speranza per un rilancio degli investimenti nel sud dell’Europa arriva proprio dalla Germania

Sono tempi di magra per chi ha fame di investimenti pubblici in Europa.

Il bilancio spagnolo recentemente inviato a Bruxelles per le dovute considerazioni tecniche, prevede infatti una quota di investimenti pubblici pari al 2,09 per cento del Pil per il 2017. Il dato corrisponde al minimo della serie storica dal 1995 a oggi, si legge su El Pais.
Inoltre, la settimana scorsa, il ministro delle Finanze spagnolo, De Guindos, aveva avvertito che il prossimo governo dovrà risparmiare almeno 5,5 miliardi di euro nel 2017. Il motivo è stato chiarito ieri. La Spagna ha informato la Commissione europea che sforerà l’obiettivo del deficit per il 2017 di mezzo punto, toccando quota 3,6 per cento sul Pil.
Rimane da capire come in tutto ciò, il governo spagnolo riuscirà a tenere fede alla promessa di creare quasi mezzo milione di posti di lavoro.

In Portogallo invece, il governo di António Costa sta cercando di tenere insieme i pezzi con una manovra che cerca, da un lato, di abbattere l’austerity e, dall’altro, di mantenere il Paese sul binario del consolidamento fiscale. A quanto pare è in cantiere una tassa sulle proprietà con valore superiore ai 600mila euro che non ha mancato di far sobbalzare gli investitori, commenta Bloomberg. La tassa dovrebbe servire però principalmente a coprire le spese di welfare. Insomma, anche all’estremità sud-occidentale del Continente, non c’è traccia di investimenti.

Sarà Bruxelles a colmare la lacuna allora?

In effetti, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Jean Claude Juncker aveva detto di voler raddoppiare i fondi destinati al così detto Juncker Plan che prevedeva originariamente 315 miliardi di euro. Peccato che ci siano resistenze anche su questo fronte, soprattutto da parte tedesca. Eppure, la Germania non è un fronte compatto del no. C’è chi ribadisce che Merkel e Schäuble dovrebbero fare di più per il resto dell’Europa.
Il nome di riferimento è Marcel Fratzscher, direttore del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) e già autore del saggio “Die Deutschland Illusion” (“L’illusione tedesca”, Hanser Verlag, 2014) in cui aveva smontato, pezzo per pezzo, il mito di un’economia tedesca in piena forma. In un recente editoriale per Handelsblatt, Fratzscher ha ribadito che la Germania deve fare da traino all’economia europea e che «sarebbe un grave errore se il governo tedesco non dovesse sostenere il piano di investimenti europeo».

 

Leggi anche:

Regno Unito EuronewsQual è la priorità per le negoziazioni del Brexit? Il governo britannico diviso tra accesso al Mercato unico europeo e stop all’immigrazione

SveziaThe LocalI professori svedesi protestano contro i rimpatri dei minori afgani nel loro Paese di origine

EuropaThe GuardianIl 70 per cento dei migranti che arrivano in Europa sono state vittime di trafficanti