Se è vero che la manifestazione di piazza del Popolo è finita per costare 50 euro a partecipante – essendo costata un milione, stima il Fatto, tra bus organizzati, palco e promozione e prendendo per buona la stima più generosa sull’affluenza: 20mila – il fronte del No ha una ragione in più per sorridere, e sperare che l’ultimo mese di campagna referendaria confermi il vantaggio che oggi i sondaggi continuano a fotografare: circa quattro punti, secondo Diamanti, ad esempio, lasciano indietro il Sì.
Dal fondo di Piazza del Popolo #renzi #sivainpiazza pic.twitter.com/Mda7fBHjhy
— Claudio Paudice (@clapaudice) 29 ottobre 2016
«Io mi sento che vinciamo», dice a Left un parlamentare di Sinistra Italiana, confermando un sentimento che è diffuso nel pur sconclusionato – e raccogliticcio – schieramento che sta facendo campagna per il No. Anche Brunetta è convinto di farcela, soprattutto dopo che Berlusconi, salito al Colle per dirsi pronto a gestire con responsabilità un’eventuale crisi post 4 dicembre, ha fatto sapere che si impegnerà un po’ di più: «Berlusconi vale ancora almeno 5 punti», sono convinti da Forza Italia.
Franco Bechis su Libero fa sorridere: «Renzi era in piazza con quattro gatti e un Cuperlo», scrive. Ma in realtà bisogna restare ben concentrati, restando solo moderatamente ottimisti. Perché è un mondo piccolo, quello che si è entusiasmato a sentire De Mita bacchettare Renzi («È irrecuperabile», è stata la stoccata finale durante il dibattito su La7, «ha una tale consapevolezza di sé che non vede limiti alla sua arroganza»). È un mondo piccolo, di appassionati o tifosi.
RENZI IN TV: LA DOLOROSA SCULACCIATA DI DE MITA https://t.co/Xw6vYa1Zxu via @_FrancescoLuna
— Francesco Luna (@_FrancescoLuna) 29 ottobre 2016
E invece il referendum lo vince chi smuove gli indecisi, che – dice ancora Diamanti – sono un quarto degli intervistati. Almeno. Alzi poi la mano chi magari ha deciso di votare No ma con assai scarso entusiasmo: è condizione diffusa, da non sottovalutare. Non è detto che la radicalizzazione non porti molti a chiamarsi fuori, stufi. Renzi lo sa e per questo insiste. «Se perdo tornano quelli di prima, che non accettano l’idea di andare ai giardinetti». «Il vero partito della Nazione è il fronte del No, che vuole bloccare l’Italia pur di restare a galla».
Renzi sceglie di aprire il comizio con “Bella Ciao”. Perché è troppo divertente confondere le idee a Gianni Cuperlo.
— Francesca Fornario (@Fornario) 31 ottobre 2016
La corsa del No, insomma, è ancora tutta in salita. Perché tanto a noi suona ormai insopportabile, tanto è efficace l’accusa di conservatorismo; tanto a noi sfibra il dibattito interno al Pd, quanto Renzi, tenendolo aperto, fa passare il No per un fronte politicista, quello a cui piace passare il tempo a mediare, in trattative che lui generosamente concede mentre, dice, corre, corre lo stesso per non far perdere al Paese «il treno del cambiamento».
Chi ha bloccato Italia per 30 anni : Brunetta a Travaglio, mette d’accordo Monti e Salvini, Berlusconi D’alema e Grillo Gasparri e De Mita pic.twitter.com/wO9jwVF2h2
— Davide Serra (@davidealgebris) 29 ottobre 2016
«Renzi ha scelto di dividere il Paese» dice il centrista Mario Mauro. E ha ragione. Renzi – ad esempio – sa benissimo che piazza del Popolo, con la presenza di Cuperlo che ricordava l’assenza di Bersani («Compagni, cosa vi siete persi». «Mi chiedevo: “Bersani, perché non sei qui?”», ha scritto per dire Staino) e ha restituito l’immagine di un partito spaccato. Noi e loro, chi fa e chi protesta. Ancora una volta è perfetto per la sua rappresentazione.
determinazione di Cuperlo nell’essere altalenante tra il No e il Si,è l’immagine della crisi degli ex-pci.Dirigenti di partito non cittadini
— Augusto Minzolini (@AugustoMinzolin) 29 ottobre 2016
Ieri sono stato a una festa di #halloween in piazza del popolo. Ero la maschera più bella, tutti volevano fare la foto con me.#sivainpiazza
— Gianni Kuperlo (@GianniCuperIoPD) 30 ottobre 2016