Spazio per i talenti emergenti e New entries dal 3 al 6 novembre. In questa realtà globale, iperconnessa, portiamo una alternativa. Artissima - dice Sarah Cosulich - ha una identità anche culturale non solo di mercato

Le colorate opere di Thomas Bayrle, che riciclano immagini della società globalizzata, accolgono il pubblico di Artissima già al deposito bagagli dell’aeroporto. La fiera torinese, quest’anno, va incontro ai visitatori con una riflessione sul ritratto dell’uomo-massa contemporaneo. Un tema esplorato dall’artista tedesco già molto prima del 1989, al di qua e al di là del Muro. Quella data che ha assunto un significato simbolico molto forte segna anche uno dei due margini temporali di Back to the future, la sezione di Artissima che guarda alla storia e riporta in primo piano autori del passato per metterli in connessione con quelli emergenti di oggi, che sono il vero fulcro della kermesse torinese. All’ingresso dell’Oval, dove Artissima prende vita dal 4 al 6 novembre, i giovani artisti sono messi in primo piano. Insieme alle nuove gallerie. Tra le novità di quest’anno c’è la sezione New Entries «uno spazio compatto e indipendente per ribadire l’impegno di Artissima nei confronti delle giovani proposte», si legge nella mappa della fiera che cerca di anticipare nuove tendenze e di raccontare ciò che di vivo e vitale si muove a livello internazionale. «La ricerca è la l’identità stessa di Artissima», dice con passione Sarah Cosulich che dirige da cinque anni questo appuntamento, aperto al pubblico più vario studenti, artisti, critici, collezionisti, insegnanti, ricercatori.

Così, mentre il sindaco di Torino Chiara Appendino parte lancia in resta contro i grandi eventi, e mentre la Fondazione Torino Musei tira le somme del bando per individuare il direttore dell’edizione 2017, Artissima 2016 alza il livello della proposta, promettendo fuochi d’artificio. Oltre alla mostra principale e oltre Back to the future dedicato agli anni dal 1970 e il 1989 «caratterizzati da un forte rapporto fra arte e politica e dalla coesistenza di poetiche diverse» nasce Dialogue per tracciare nessi tra le opere negli stand, creando piccole mostre. «È un altro aspetto della nostra identità», spiega Cosulich. «Siamo sì mercato, ma prestiamo molta attenzione agli artisti e al dialogo fra le opere. Anche per contrastare il disorientamento delle fiere, che non sono sempre di facile lettura». Il nesso con il territorio, invece, sarà sviluppato in mostre dedicate alle collezioni locali e al tema del corpo e della figura umana nell’arte; tema che sarà anche al centro della sezione performances curata da un collettivo di artisti olandesi. Quanto allo spazio talk sarà dedicato al dibattito fra curatori di spazi no-profit e indipendenti, cercando di costruire occasioni di condivisione, in un momento in cui «il mercato del contemporaneo continua a crescere» e il mondo delle aste, delle gallerie e del collezionismo appare sempre più compatto. «In questo mercato così globale, così iperconnesso, cerchiamo di portare una alternativa, siamo consapevoli che la competizione si vince differenziandosi. E Artissima – ribadisce Cosulich – ha una identità molto ben definita, anche culturale non solo di mercato. L’attenzione agli emergenti e all’avanguardia ha permesso ad Artissima di ritagliarsi un ruolo molto preciso, come piattaforma di innovazione, che attrae un pubblico in costante crescita». Un quadro che sembrerebbe incoraggiante anche per gli artisti più giovani che, ad oggi, faticano a sbarcare il lunario. Ma è già realtà fuori dall’Oval? Il mainstream imposto da pubblicitari e ricchi tycon fin dagli anni Ottanta del 1900 continua a sembrare forte e impermeabile alle proposte non allineate. «Ciò che dice è vero», risponde Sarah Cosulich, «il mercato ha un ruolo sempre più forte. Ed è vero che grandi marchi della moda e della pubblicità sono molto presenti nel mercato. Ma questa loro visibilità è amplificata da strategie di comunicazione aziendale».

Fuori dai riflettori, insomma, c’è un mondo creativo in fermento. «Nell’arte contano molto le idee. Si muovono indipendentemente dalle dinamiche di mercato». E poi c’è un altro fattore che gioca a favore di chi ha talento: «Io credo molto nella giustizia del tempo. Col tempo tutto verrà riportato alla sua reale dimensione. Quando l’effetto della pubblicità svanisce rimane il nocciolo dell’arte ed emerge il suo valore per quello che è».

Sarah Cosulich
Sarah Cosulich

Artissima
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L’intervista continua su Left in edicola dal 29 ottobre

 

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