La distorsione dei fatti è una caratteristica centrale della campagna di Donald Trump. Ecco due esempi clamorosi. VIncendo, il miliardario, sarebbe il capione di diversi politici europei che tendono ad avere lo stesso rapporto distorto con la realtà

L’Fbi ha annunciato con una lettera al Congresso che Hillary Clinton non verrà incriminata per le email trovate sul Pc di Anthony Weiner. Gli investigatori le hanno lette tutte e non ci hanno trovato nulla. Era quasi scontato, ora è ufficiale. Eppure…

Una delle cose che fanno i populisti peggiori è inventare delle teorie sul mondo non basate sui fatti, ma sulla percezione che il pubblico che si vuole nutrire, convincere e mobilitare tende ad avere. Oppure a fornire una percezione delle cosa precotta, che sia in sintonia con alcune paure profonde di pezzi della società. Gli stupratori messicani, i milioni di siriani pronti a sbarcare in America se Hillary Clinton dovesse vincere le elezioni di martedì prossimo. La realtà in questo caso non conta, viene dilatata, modificata, plasmata a proprio piacimento.

Possiamo arrivare a dire che le frasi sui messicani o sui siriani, disgustose come sono, almeno hanno a che vedere con una linea politica. Trump sta dicendo ai suoi elettori che non vuole una riforma dell’immigrazione, che vuole cacciare milioni di messicani senza documenti e che cercherà di evitare di far entrare musulmani negli Stati Uniti. Fandonie irrelizzabili, ma in qualche forma punti di programma. Esagerati nella foga di un comizio.

Poi c’è la distorsione della realtà pura. Quella alla quale alcuni media della destra americana ci hanno abituati. Quella che consente di dire tutto e il contrario di tutto in forma incoerente, che ha fatto circolare, senza necessariamente sposarla, la teoria che Obama non fosse nato negli Stati Uniti. Tanto per fare un esempio. Quei media siti web, radio e FoxNews) sono la fonte di informazione della destra americana. Specie di quella che si appresta a votare Trump.

Infine c’è la distorsione della realtà oltre il limite: ti mostro una matita e ti dico che è un pallone da basket. Trump è specializzato anche in quella. Prendiamo due buoni esempi.

Altro esempio? Nei suoi comizi Trump cita un servizio di Fox News nel quale si sostiene che l’Fbi starebbe per incriminare Hillary Clinton. Il servizio è andato in onda ma il giornalista che l’ha fatto è stato costretto ad andare in diretta a chiedere scusa e spiegare che no, la cosa non era vera. Ma Trump ha continuato a ripeterlo. L’ultima versione è diversa ma simile: «Non si leggono migliaia di email in un giorno, ma lei è così potente da impedire all’Fbi di indagare». Un algoritmo ci mette poche ore a confrontare vecchie e nuove email e a cercare parole chiave. Ma tant’è. Nel video qui sotto Brian Williams chiede alla manager della campagna del miliardario Kellyanne Comway come mai. La risposta è: «La gente parla di una cultura della corruzione e ha sentito quel che deve sentire…Clinton potrebbe essere impeached per le email…mi chiedo perché non le chiedono di farsi da parte». Ovvero non risponde. «Lei è un avvocato e sa cosa vuol dire incriminazione». Miller conclude: abbiamo parlato con l’Fbi, ci hanno detto che l’indagine non si muove di un millimetro da mesi.

Il secondo esempio parte dall’episodio descritto nel video qui sotto:

Siamo a un comizio di Obama e la gente sta fischiando un vecchietto con un cartello di Trump. Obama interrompe i fischi, quasi si inalbera e poi dice: «Siamo un Paese libero, il signore ha diritto di parlare, dobbiamo rispetto agli anziani e tanto più al signore che ha un adivisa e, quindi, forse, è un veterano». Due ore dopo, durante un comizio, Trump –  che in più occasioni ha detto a chi protestava: «Sbattetelo fuori», oppure «Ai bei tempi non saremmo stati gentili come oggi con uno così» – ha sostenuto che Obama avesse urlato al signore che protestava: «Se avessi trattato io quel signore nello stesso modo, chissà che sarebbe successo».

La campagna elettorale che si sta concludendo è anche questa. Da una parte una candidata non granché, che si è spostata a sinistra grazie alla spinta della base del suo partito su diversi temi (il salario minimo, la riforma del sistema giudiziario e poliziesco, i trattati commerciali) e che si è inflitta da sola enormi danni a causa dell’ossessione per la segretezza e il controllo del messaggio. E che non promette di essere una colomba in politica estera (per quanto la politica estera tendano a farla gli eventi, non le scelte a priori). Dall’altra però c’è qualcuno che, oltre a promettere di abbassare le tasse ai ricchi e cacciare i migranti, non ha nessun rapporto con le cose per come sono. Le inventa, le cambia per presentarle come piacciono a lui. E se c’è qualcosa che non va è un complotto del nemico e dei poteri forti. Trump non è un conservatore né un uomo di destra, ma una brutta manifestazione di un momento storico brutto e pericoloso. In Europa ci sono già diversi premier che tendono a muoversi come fa lui. I politici spesso dicono bugie od omettono verità, ma avere anche un capo degli Stati Uniti per il quale i fatti sono qualcosa di marginale sarebbe una tragedia.