Voce sexy e la capacità di portare l'universo poetico e visionario di Huxley e Blake sulle grandi autostrade Usa. Con l'album The Doors nasceva la band capaggiata da Jim Morrison, una meteora che ha lasciato il segno.
Il 4 Gennaio 1967 si spalancavano le porte di un nuovo universo musicale e sonoro. Cinquant’anni fa usciva The doors l’album dell’omonimo gruppo capeggiato da Jim Morrison. Un nome, “Doors” mutuato dal visionario scrittore inglese Aldous Huxley (The Brave New World), dal poeta William Blake, mescolando suggestioni maudit rubate a Rimbaud e un pizzico di simbolisimo alla Mallarmé. Fin qui nulla di nuovo.
Ma la voce di Morrison dava un tocco diverso a questo paesaggio. E soprattutto vi aveva sovrapposto panorami tipicamente americani fatti di sconfinate autostrade, moto cromate e ribellione giovanile. Era il 1967 ed era già storia la rivolta di Berkeley, quell’estate sarebbe stata la summer of love di San Francisco, quando la stagione politica diventò rivolta culturale contro l’establishment. Jim Morrison, con la sua aria da Ganimede degli dei, precipitato nell’inferno delle droghe, era il suo affascinante e autodistrittuvo cantore. Vestendo i panni attilati dell’autostoppista immaginario (The Hitchhiker) o, alternativamente, quelli dello sciamanico re lucertola (The Lizard King). Con quell’album, cinquant’anni fa cominciava una nuova era della musica rock, che nell’arco di pochissimi anni si sarebbe bruciata. “The End”, ovvero fine della storia, una delle più viscerali e drammatiche ballate di Jim Morrison già preconizzava quel che sarebbe accaduto. Ed era inclusa in questo album d’esordio. Un brano che non a caso sarebbe stato scelto poi dal regista Francis Ford Coppola ( che aveva conosciuto Jim Morrison all’Università di Los Angeles) per la scena del mattatoio di Apocalypse Now.
Roadhouse blues, dal vivo a NYC
Jim Morrison poeta, voce, leader carismatico, leggenda del rock anche per la sua prematura morte in un albergo di Parigi a soli 27 anni ( come Nick Drake, Kurt Kobain e una infinita lista di altri). L’immagine dei Doors si lega alla sua, ma non bisogna dimenticare che a dare sostanza e solidità a quell’album uscito cinquant’anni fa e che oggi ha ancora molto smalto, sono state anche le tastiere (elettrificate e acide come andava di moda allora) di Ray Manzarek , la batteria di John Densmore e la chitarra di Robbie Krieger. Musicisti notevoli e capaci di tradurre musicalmente la teatralità di Morrison e il suo universo letterario e visionario. Il suono dei Doors si lega moltissimo al piano elettrico di Manzarek e alla sua capacità di dialogare con la voce profonda di Morrison. E mentre festeggiamo oggi gli smaglianti 50 anni di The Doors, merita ripescare anche la sigla finale di questo leggendario gruppo , ovvero L.A. Woman uscito nel 1970 che si concludeva con la mitica ” Riders on the storm”.
Per continuare il viaggio nel mondo dei Doors: Da leggere, THE DOORS Lo spirito di un’epoca e l’eredità di Jim Morrison e Riders on the storm, la mia vita con Jim Morrison di John Densmore, che è stato il batterista dei Doors dal 1965 al 1971. Ritratto di Jim e biografia rock dei Doors. Entrambi i volumi sono pubblicati da Arcana.