Per Roberto Saviano sono giorni caldi questi. Per molti motivi. Il suo ultimo libro La paranza dei bambini ha addirittura superato Harry Potter, nelle classifiche di vendita, ma sui giornali è finito anche per una querelle con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Lo scrittore e il politico si sono attaccati per giorni, senza capirsi forse. Allora lo abbiamo cercato per chiedergli cosa volesse dire al sindaco della sua città. Inevitabile poi parlare di tanto altro, di politica, di Italia, di cultura, di America persino. E del suo libro. Ecco un estratto del dialogo con il giornalista, in edicola da sabato.
Nel romanzo racconti di una camorra “ragazzina” che, per chi non la vede da vicino, è persino difficile pensare che possa esistere. Dove nasce e perché è così dura da fermare?
La camorra ragazzina forse è sempre esistita. Ci sono sempre stati killer giovanissimi: i muschilli, venivano chiamati un tempo. Ma oggi le paranze sono qualcosa di differente. Evocano le paranze, le barche che escono la notte per pescare i pesci, ma sono un braccio armato, in genere batterie di fuoco, che in questo caso iniziano a comandare. O credono di comandare, come se qualcuno li autorizzasse. […]
La vittoria del No al referendum costituzionale la attribuiresti a qualche forma di populismo nostrano o a un amore inaspettato degli italiani per la Costituzione?
Per me è semplice. La vittoria del No è una vittoria contro Renzi: non c’è nient’altro. Una piccolissima parte è stata a difesa della Costituzione, ma il voto del 4 dicembre è un messaggio, ancora prima che a lui, al suo modo di raccontare il Paese: che stava ripartendo, che le cose andavano bene… Il messaggio è stato forte e chiaro: non sta andando così, non stai dicendo la verità. Basta vedere anche il voto al Sud. E questo torna anche con la polemica di queste ore, se gli togliamo l’orrida patina di duello. È tutta incentrata su questo aspetto: la narrazione del Paese. Quasi ci farei la copertina, fossi in voi… Renzi ha perso con la logica dei gufi. Ha perso perché è troppo banale, facile, attaccare il racconto della realtà, accusandolo di essere quello, il racconto, la causa del male.
Che ci faresti con tutti quei No?
Credo che sia irrilevante quello che ci farei io. Bisognerebbe però chiedere a chi crede di aver convinto 20 milioni di persone, a chi si è intestato la vittoria del referendum.
L’intervista continua su Left in edicola dal 14 gennaio