Ieri si festeggiava il ventinovesimo compleanno di Giulio Regeni. La festa non c’è stata perché non c’è più Giulio ma non è arrivata nemmeno la cortesia. La cortesia di sapere che davvero, una volta per tutte, abbiamo imparato come non permettere di seppellire la memoria dei morti per niente. Giulio è morto ma la storia di Giulio Regeni non è più attualità politica, non porta consenso immediato e non fa guadagnare trafiletti sui giornali.
Ecco, io penso che non ci sia niente di più ingeneroso verso una famiglia della presa di coscienza di una morte che rischia di diventare fuori moda. E per evitarlo c’è il bisogno di tutti: una verità che è stata sulle prime pagine internazionali continua ad avere ossigeno anche solo per un tweet, un post sul blog, uno status su Facebook e uno striscione appeso fuori casa. Il ricordo e la ricerca di verità non ha padri nobili, mai: quelli passano solo mentre il banchetto è ricco ma molto spesso il risultato si è raggiunto frugando tra gli avanzi.
Facciamo un regalo a Giulio Regeni. A lui e alla sua famiglia. Troviamo un minuto, anche solo qualche secondo, per prenderci ognuno una manciata di terra con cui vorrebbero seppellire la storia. Ci farà bene a tutti. Farà bene a noi e farà bene a Giulio.
La verità è un bene raro e prezioso, per questo qualcuno vorrebbe risparmiarla.
Buon lunedì.