Parte la competizione per la conquista di Palazzo delle Aquile. Dalle 10 alle 19 di oggi, 18 gennaio, si vota per decidere il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle a Palermo, in vista delle elezioni comunali di primavera.
Dopo una serie di scarti e rinunce, i pentastellati che asprano a prendere il posto di Leouca Orlando sono Salvatore Ugo Forello, avvocato, co-fondatore e presidente dell’associazione antiracket Addio Pizzo, e Igor Gelarda, poliziotto e dirigente del sindacato di Polizia Consap. Legalità versus sicurezza, verrebbe da dire. Favoriti per motivi diversi, sicuramente non appartengono alla schiera del deputato Riccardo Nuti, spazzata via dall’inchiesta sulle firme false che ha travolto il Movimento 4 mesi fa. Sebbene Gelarda sia considerato vicino al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, Forello è già stato votato dalla gran parte degli storici grillini palermitani. Entrambi si sono avvicinati al Movimento 5 stelle da poco.
Civilista specializzato in materia d’appalti, classe ’76, Forello si definisce “avvocato per vocazione”: «Vedo nell’attività legale, libera ed indipendente da tutto e da tutti, un importante strumento per tutelare i diritti della persone più deboli e per contribuire a far crescere la legalità e il senso dell’etica. L’essenza del mio “essere avvocato” risiede nell’interpretare il diritto come limite al potere e difesa della libertà e dell’uguaglianza dei cittadini e non già come strumento d’oppressione».
Il secondo invece, che già vanta post sul blog di Grillo, è stato accusato da una parte del Movimento proprio di essere stato calato dall’alto. L’agente di Polizia avrebbe cercato di interfacciarsi direttamente con i vertici, scavallando il territorio. Mossa che potrebbe costargli cara. Inoltre, le sue posizioni fortemente anti-immigrazione non si sposerebbero con i principi di molti degli attivisti M5s siciliani.
Entrambi i candidati hanno firmato il codice di comportamento inaugurato con le amministrative capitoline, che prevede la penale di 150mila euro qualora disattendessero le aspettative del Movimento. «Una clausola che non ha alcun valore giuridico vincolante», ha spiega sul numero di Left in edicola sabato l’avvocato Lorenzo Borré, difensore di diverse cause intentate da attivisti espulsi. Per il semplice fatto che «un incarico pubblico non può essere coartato da negozi di diritto privato».
La cosiddette “comunarie” del capoluogo siciliano erano in realtà previste a settembre. Poi sono slittate dopo la denuncia, l’indagine e i primi deputati Cinquestelle indagati (Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita). Che a loro volta, dopo essersi rifiutati di testimoniare e rilasciare il segno grafico in Procura, erano stati sospesi dal gruppo parlamentare da Beppe Grillo. E, anziché fare un passo indietro, avevano rilanciato con un esposto formale contro gli inquirenti. Il “complotto” ai loro danni sarebbe stato ordito dal fondatore di Addiopizzo ora candidato, colpevole di avere buoni rapporto con la magistratura.
Nel frattempo, proprio alla Procura di Palermo sono arrivate le perizie grafiche richieste dal Procuratore aggiunto Dino Petralia, che coordina l’inchiesta assieme alla pm Claudia Ferrari. In quelle carte, che hanno preso in esame un campione scelto a caso tra le oltre 1.400 firme depositate, c’è la conferma che sono tutte false (“apocrife”) le 200 firme depositate dal Movimento 5 stelle per la presentazione della lista alle elezioni comunali del 2012.