Volevano contrastare il lavoro nero, hanno legalizzato la precarietà. Voucher e appalti al centro del referendum. Bastano due Sì per smantellare il Jobs act.

«La sentenza della Consulta non frena la corsa dei referendum contro il Jobs act e le sue conseguenze», scrive Maurizio Landini sul numero di Left in uscita il 21 gennaio. Anzi, aggiunge il segretario della Fiom, i due quesiti rimasti dopo la bocciatura di quello sull’art.18 rappresentano due capisaldi nella battaglia di quello che acutamente definisce «impoverimento culturale ed economico del lavoro». I due quesiti riguardano l’abrogazione dei voucher e il ripristino della responsabilità sugli appalti, due settori, dice Lorenzo Fassina, responsabile giuridico della Cgil, che hanno una continuità lampante tra di loro. Smontarli attraverso i referendum significa dare smantellare il Jobs act e le politiche del lavoro di questi ultimi anni.

Come analizza Davide Serafin i voucher sono in fin dei conti un bluff pericoloso. Avrebbero dovuto contrastare il lavoro nero, ma in realtà – cifre alla mano – non sono stati efficaci in questo senso, nonostante le dichiarazioni di Filippo Taddei, responsabile Economia e lavoro del Pd. Hanno avuto invece un effetto perverso, hanno cioè prodotto precarietà, sollevando le imprese da qualsiasi responsabilità nel garantire anche dei contratti a termine e contribuendo all’isolamento del lavoratore. Dipendenti a tagliando, con compensi che arrivano anche 12 mesi dopo l’attività svolta. E non è vero che all’estero accade la stessa cosa.

Lo spiega molto bene Marta Fana. « Il lavoro occasionale in Francia è gestito tramite gli chèque emploi service universel (Cesu), limitati esclusivamente alle prestazioni di lavoro a domicilio per un massimo di otto ore settimanali o quattro settimane consecutive. Il lavoratore occasionale è riconosciuto come lavoratore subordinato (salarié) a tutti gli effetti e non è un lavoratore senza vincolo di dipendenza come nel caso italiano. Soprattutto, al lavoratore sono riconosciuti tutti i diritti propri di un lavoratore subordinato», scrive l’economista. Ma anche il modello belga è diverso dal nostro.

 

Abbiamo chiesto poi ad alcuni esponenti della sinistra un parere sui referendum e su quanto possano incidere sui diritti dei lavoratori. Per Luigi de Magistris, «Il ricorso a questa forma di non contratto, dilagato grazie al ministro Poletti, è la prova della mancanza di una cultura dei diritti del ceto politico che ha assunto la guida del Paese. Il lavoro è il contratto sociale di una persona con la comunità di riferimento. Il lavoro va sì sostenuto, ma con provvedimenti che incentivino le aziende a non lasciare il Paese e incrementare le proprie piante organiche». Diseguaglianze e diritti negati ai lavoratori: per Giuseppe Civati «La campagna referendaria può servire a rovesciare uno schema che molti spacciano per “naturale” e invece è frutto di uno scivolamento progressivo (o, meglio, regressivo) che ci ha portato a indebolire prima pochi, poi molti e con loro l’intera società». Il problema dei voucher quindi non è affatto secondario o marginale, ma rappresenta anche la condizione sempre più fragile che sta assumendo il lavoro in Italia dove il governo Renzi ha pensato solo alla detassazione delle imprese senza favorire le politiche attive.
Anche Giorgio Airaudo pensa che il referendum sia un’occasione fondamentale. Quella sull’articolo 18 per il deputato di Sinistra italiana è una battaglia che ancora non è finita. Ma intanto sono importanti i quesiti sia  per l’abrogazione dei voucher che quello della responsabilità in solido di appaltatore e sub-appaltante: «farà da grimaldello per aprire una nuova stagione di lotta alla precarietà». Anche Claudio Riccio di Act sostiene che «Il referendum promosso dalla Cgil è una grande occasione di mobilitazione e lotta politica contro la precarietà e per i lavoratori più deboli e meno tutelati».

In effetti il lavoro che non c’è oppure è precario è il problema cruciale del Paese, come dimostra anche una ricerca sull’andamento del mercato del lavoro per la prima volta analizzato provincia per provincia curato dall’Osservatorio di Statistica dei consulenti del lavoro di cui Left pubblica i dati. È una mappa dell’Italia spezzata in due tronconi: il Nord dell’innovazione e dell’occupazione e il Sud dell’inattività e della mancanza di formazione.

Ecco i titoli degli articoli sui voucher e mercato del lavoro
Perché i voucher proprio non funzionano

di Davide Serafin

Due Sì contro la fabbrica della precarietà

di Tiziana Barillà

Smantelliamo il Jobs act per ridare dignità al lavoro

le opinioni di Maurizio Landini, Luigi de Magistris, Giuseppe Civati, Giorgio Airaudo e Claudio Riccio

I buoni lavoro in Belgio e in Francia

di Marta Fana

Geografia del lavoro spezzato

di Donatella Coccoli

Lo speciale di copertina su voucher e jobs act è in edicola su Left dal 21 gennaio

 

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