All’indomani della morte di Sandrine Bakayoko, nel Cas del paesino veneto non è cambiato nulla. E sta anzi per scadere il bando per un nuovo centro, più grande. La favorita? È la coop Edeco, che ha il monopolio della gestione dei profughi nella zona

Proprio mentre scade il bando per l’apertura di un nuovo centro di accoglienza, ancora più grande di quello di Cona, il sindaco di Piove di Sacco (Padova), Davide Gianella, ha consentito in deroga la sepoltura di Sandrine Bakayoko, individuando il luogo dove celebrare il funerale domenica 22 gennaio. Ma già sabato 15 gennaio più di 400 persone si sono date appuntamento sulle rive dell’Adige per porgere il loro saluto a Sandrine. «Per chiedere scusa a lei ma anche a noi stessi. Per non essere riusciti a evitare l’ennesima tragedia, per avere perso tempo utile, per non esserci battuti ancora di più contro questa di Cona, che come altre di questo tipo sparse per l’Italia non rappresentano accoglienza ma negazione dei diritti umani basilari», dice il regista padovano Andrea Segre, presente all’iniziativa. «Bisogna prendere esempio dalle esperienze che funzionano, di accoglienza diffusa, e copiare quelle. Non è difficile».

Sul lungo Adige molti cittadini sfilano insieme a chi continua a vivere dove è morta Sandrine. Non si capacitano di essere costretti a restare dove con le temperature sempre più rigide è sempre più difficile stare. E poi l’eterna attesa. «Molti di loro vengono sfruttati nei capannoni delle grandi aziende della logistica. A casa non ci tornano, perciò in attesa dei documenti e di una possibilità di costruirsi una vita diventano pedine dei nuovi schiavisti», spiega Gianni Boetto di Adl Cobas. Mentre parla è circondato dai lavoratori, molti di origine straniera. Tutti si scambiano abbracci e sostegno. Tra loro ci sono anche due esponenti del Pd: l’ex sindaco di Padova ed ex ministro Flavio Zanonato, ora europarlamentare, e il consigliere regionale Piero Ruzzante. «È numericamente errato parlare di invasione», vuole sottolineare Ruzzante. «E chi lo fa specula sulla pelle di gente che fugge da fame e guerra perché, dati alla mano, le presenze di profughi in regione diminuiscono». Veniamo interrotti dalle note lontane di una preghiera africana. È il momento in cui i fiori vengono lanciati nelle acque del fiume.

Ma questi sono anche i giorni della scadenza del bando del nuovo hub. E in gara, ancora una volta, troviamo l’ex Ecofficina ora Edeco, la cooperativa di Stefano Borile che parte con tutti i favori del pronostico. Nato democristiano per poi accasarsi a Forza Italia, Borile ha fatto parte di diversi consigli di amministrazione di aziende di servizi, partecipate e altri enti. Ma è con un esponente del Pd come socio, Paolo Mastellaro, che fa nascere la sua prima cooperativa.

Questo articolo, integrale, lo trovate su Left in edicola dal 21 gennaio

 

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