Il pugno chiuso di Pablo Iglesias e le dita a V di Íñigo Errejón. Dietro i due gesti, due visioni della politica che si confrontano al secondo congresso di Podemos. Due anni e cinque milioni di voti dopo l’exploit. Da settimane, la stampa spagnola (e non solo) esaspera i toni e racconta “lo scontro” tra Iglesias ed Errejón. Ma non è di una lotta di potere che si tratta, né di uno scontro personale. A #Vistalegre2 si confrontano a viso aperto due idee diverse di socialismo del nuovo millennio. Gramsci vs Laclau, come fa giustamente notare Carlo Formenti. E due diverse concezioni di egemonia: una - quella di Iglesias - ispirata al blocco sociale di Gramsci, l’altra - di Errejón - al post marxismo di Ernesto Laclau. Chi, cosa e come si vota. Niente delegati e niente passerelle. I lavori sono cominciati il 5 gennaio e si concluderanno l’11 e il 12 febbraio nel palazzo di Vistalegre, periferia sud di Madrid. La Asamblea ciudadana è composta da tutti gli iscritti di Podemos, non ci sono delegati, e le decisioni sono prese con una votazione universale, le urne virtuali sono aperte dal 4 e verranno chiuse l’11 febbraio alle ore 14.00. I risultati verranno resi noti domenica 12. I documenti sono tre: “Podemos para todas” del segretario generale uscente Pablo Iglesias, “Recuperar la illusion” del segretario politico e numero due del partito Íñigo Errejón e “Podemos in movimiento” degli Anticapitalistas Miguel Urban e Teresa Rodriguez, che seppure minoritari nei numeri hanno un notevole peso nelle decisioni del partito. Oltre a scegliere il documento e quindi la linea politico-organizzativa, la base eleggerà i due principali organi del partito: il Consejo Ciudadano, eletto favorendo le liste più votate e garantendo quelle che superano il 5%, è l’organo esecutivo, prende le decisioni che dirigono il partito; e la Secretaría general è un incarico unipersonale, e coincide con l’elezione del leader, con votazione diretta di tutti gli iscritti. Sarà la base a decidere se ha ragione Iglesias oppure Errejón. L’importante, ricorda il politologo catalano Vicenç Navarro, è che «le nuove sinistre non commettano l’errore del passato, concentrarsi su una sola strada: la necessaria via parlamentare dev’essere accompagnata dalla via agitacional». Ed è forse questa la principale sfida di Podemos, e della sinistra europea.

Di sinistra, di errori commessi, di nuove e vecchie forme di socialismo parliamo sull'ultimo numero di Left in edicola dall'11 febbraio

Liberatevi lo stesso. Congresso o no. Renzi concederà una conta, convinto, giustamente, di vincerla. E la sinistra dem avrà così sprecato l’occasione di rompere con un partito che è al capolinea, come dice Macaluso. Nell’illusione di poter strappare qualcosa sulle liste elettorali  di Luca Sappino

Storia del Partito democratico. Un coacervo senza identità. Fatto il Pd dovevano essere fatti i piddini. Ma invece cosa è accaduto? Scarsa apertura alla società civile, giochi di potere, feudi interni e «nessuna volontà di trovare un’identità». A colloquio con gli storici Guido Crainz e Giovanni De Luna e il politologo Piero Ignazi di Donatella Coccoli

Socialisti europei, chi guarda a sinistra e chi no. Dopo l’era della Terza via e delle Grandi coalizioni, la svolta è a sinistra? Oggi quelli che hanno accettato il neoliberismo sono in difficoltà, mentre Francia e Portogallo fanno ben sperare. Mappa dei Socialisti d’Europa (occidentale)  di Tiziana Barillà

 

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Del rifiuto della globalizzazione parliamo su Left in edicola

 

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Il pugno chiuso di Pablo Iglesias e le dita a V di Íñigo Errejón. Dietro i due gesti, due visioni della politica che si confrontano al secondo congresso di Podemos. Due anni e cinque milioni di voti dopo l’exploit. Da settimane, la stampa spagnola (e non solo) esaspera i toni e racconta “lo scontro” tra Iglesias ed Errejón. Ma non è di una lotta di potere che si tratta, né di uno scontro personale. A #Vistalegre2 si confrontano a viso aperto due idee diverse di socialismo del nuovo millennio. Gramsci vs Laclau, come fa giustamente notare Carlo Formenti. E due diverse concezioni di egemonia: una – quella di Iglesias – ispirata al blocco sociale di Gramsci, l’altra – di Errejón – al post marxismo di Ernesto Laclau.

Chi, cosa e come si vota.

Niente delegati e niente passerelle. I lavori sono cominciati il 5 gennaio e si concluderanno l’11 e il 12 febbraio nel palazzo di Vistalegre, periferia sud di Madrid. La Asamblea ciudadana è composta da tutti gli iscritti di Podemos, non ci sono delegati, e le decisioni sono prese con una votazione universale, le urne virtuali sono aperte dal 4 e verranno chiuse l’11 febbraio alle ore 14.00. I risultati verranno resi noti domenica 12.

I documenti sono tre: “Podemos para todas” del segretario generale uscente Pablo Iglesias, “Recuperar la illusion” del segretario politico e numero due del partito Íñigo Errejón e “Podemos in movimiento” degli Anticapitalistas Miguel Urban e Teresa Rodriguez, che seppure minoritari nei numeri hanno un notevole peso nelle decisioni del partito. Oltre a scegliere il documento e quindi la linea politico-organizzativa, la base eleggerà i due principali organi del partito: il Consejo Ciudadano, eletto favorendo le liste più votate e garantendo quelle che superano il 5%, è l’organo esecutivo, prende le decisioni che dirigono il partito; e la Secretaría general è un incarico unipersonale, e coincide con l’elezione del leader, con votazione diretta di tutti gli iscritti.

Sarà la base a decidere se ha ragione Iglesias oppure Errejón. L’importante, ricorda il politologo catalano Vicenç Navarro, è che «le nuove sinistre non commettano l’errore del passato, concentrarsi su una sola strada: la necessaria via parlamentare dev’essere accompagnata dalla via agitacional». Ed è forse questa la principale sfida di Podemos, e della sinistra europea.

Di sinistra, di errori commessi, di nuove e vecchie forme di socialismo parliamo sull’ultimo numero di Left in edicola dall’11 febbraio

Liberatevi lo stesso. Congresso o no. Renzi concederà una conta, convinto, giustamente, di vincerla. E la sinistra dem avrà così sprecato l’occasione di rompere con un partito che è al capolinea, come dice Macaluso. Nell’illusione di poter strappare qualcosa sulle liste elettorali  di Luca Sappino

Storia del Partito democratico. Un coacervo senza identità. Fatto il Pd dovevano essere fatti i piddini. Ma invece cosa è accaduto? Scarsa apertura alla società civile, giochi di potere, feudi interni e «nessuna volontà di trovare un’identità». A colloquio con gli storici Guido Crainz e Giovanni De Luna e il politologo Piero Ignazi di Donatella Coccoli

Socialisti europei, chi guarda a sinistra e chi no. Dopo l’era della Terza via e delle Grandi coalizioni, la svolta è a sinistra? Oggi quelli che hanno accettato il neoliberismo sono in difficoltà, mentre Francia e Portogallo fanno ben sperare. Mappa dei Socialisti d’Europa (occidentale)  di Tiziana Barillà

 

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