Quindi l'indagine Consip, tra generali dei carabinieri indagati e Luca Lotti impegnato da settimane a minimizzare, alla fine arriva anche a Renzi per via indiretta attraverso l'avviso di garanzia al padre dell'ex premier. Un'inchiesta come tante altre, numerosissime, che in questi anni ormai ci hanno abituato a guardare di sbieco la politica con la diffidenza che si riserva alle professioni cadute in disgrazia nel sentire comune. E così oggi riparte la grancassa della sarabanda del "così fan tutti" da una parte e della "fiducia nella magistratura" dall'altra in questo eterno balletto di strepiti gli uni contro gli altri. I renziani passeranno tutto il giorno a dirci che "però la Raggi è indagata lei e i suoi collaboratori, mica un parente" facendo finta di non sapere che la cricca fiorentina (al di là dei rilievi penali che eventualmente emergeranno) è stata a lungo una cosa sola mentre il M5S può continuare a percorrere la strada del "voi siete peggio". Un brutto spettacolo, comunque. È che a forza di giocare alla pornografia giudiziaria contro la sindaca di Roma (quando ci sarebbe così tanto da dire e discutere sulle responsabilità politiche) alla fine si è scesi nell'agone del fango e se ne accettano le conseguenze: le baruffe sull'onestà finiscono per trovare sempre qualcuno più puro che ti epura, del resto. Allora sarebbe il caso, forse, di non cadere nell'euforia della vendetta (che boccone prezioso, il padre di un ex presidente del Consiglio) e ricordarsi che l'indagato numero uno rimane sempre lui, Matteo, per questioni meramente politiche: una sorta di concorso esterno alle politiche destrorse simulandosi centrosinistro e una visione di gestione del partito partito solidale solo con i proprio sodali, come avviene nei clan. Questo è il punto. Questo. Buon venerdì. (un pensiero solidale ai giornali che relegarono questa inchiesta ai box piccoli piccoli di cronaca ritenendola "una bufala" e alle alte cariche dello Stato che hanno espresso solidarietà agli indagati ritenendola una "cosa minima". A forza di fake-news dappertutto si stanno consumando le peggiori figure di palta da parte dei benepensanti dirigenti e editorialisti del so-tutto-io. Bravi. Avanti così)

Quindi l’indagine Consip, tra generali dei carabinieri indagati e Luca Lotti impegnato da settimane a minimizzare, alla fine arriva anche a Renzi per via indiretta attraverso l’avviso di garanzia al padre dell’ex premier. Un’inchiesta come tante altre, numerosissime, che in questi anni ormai ci hanno abituato a guardare di sbieco la politica con la diffidenza che si riserva alle professioni cadute in disgrazia nel sentire comune.

E così oggi riparte la grancassa della sarabanda del “così fan tutti” da una parte e della “fiducia nella magistratura” dall’altra in questo eterno balletto di strepiti gli uni contro gli altri. I renziani passeranno tutto il giorno a dirci che “però la Raggi è indagata lei e i suoi collaboratori, mica un parente” facendo finta di non sapere che la cricca fiorentina (al di là dei rilievi penali che eventualmente emergeranno) è stata a lungo una cosa sola mentre il M5S può continuare a percorrere la strada del “voi siete peggio”.

Un brutto spettacolo, comunque. È che a forza di giocare alla pornografia giudiziaria contro la sindaca di Roma (quando ci sarebbe così tanto da dire e discutere sulle responsabilità politiche) alla fine si è scesi nell’agone del fango e se ne accettano le conseguenze: le baruffe sull’onestà finiscono per trovare sempre qualcuno più puro che ti epura, del resto.

Allora sarebbe il caso, forse, di non cadere nell’euforia della vendetta (che boccone prezioso, il padre di un ex presidente del Consiglio) e ricordarsi che l’indagato numero uno rimane sempre lui, Matteo, per questioni meramente politiche: una sorta di concorso esterno alle politiche destrorse simulandosi centrosinistro e una visione di gestione del partito partito solidale solo con i proprio sodali, come avviene nei clan. Questo è il punto. Questo.

Buon venerdì.

(un pensiero solidale ai giornali che relegarono questa inchiesta ai box piccoli piccoli di cronaca ritenendola “una bufala” e alle alte cariche dello Stato che hanno espresso solidarietà agli indagati ritenendola una “cosa minima”. A forza di fake-news dappertutto si stanno consumando le peggiori figure di palta da parte dei benepensanti dirigenti e editorialisti del so-tutto-io. Bravi. Avanti così)