Dalla sempre verde vocazione “ulivista” degli scissionisti Pd e l'abbraccio tra Pisapia e Bersani, alla lista unitaria della sinistra (con la speranza che a nessuno ricordi l’Arcobaleno). In attesa del centrodestra e con l’incognita della legge elettorale, così è partito il gran ballo elettorale

La sentite la musica? Un-due-tre, un-due-tre. È partita da un po’, risuona almeno dal 5 dicembre, il giorno dopo dopo il referendum costituzionale, ma in questi ultimi giorni il volume si è alzato. È il valzer delle alleanze, che si balla a tempo di proporzionale. «L’avevamo detto che saremmo tornati indietro», dice Matteo Renzi, che ancora difende la sua riforma costituzionale. Ma, almeno su questo, ha ragione. La sua legge elettorale è stata bocciata dalla Corte costituzionale, la sua riforma dagli elettori, e così la politica italiana è tornata ai tempi del proporzionale, approdo che tutti danno ormai per scontato, anche se ancora non si conoscono i dettagli della legge elettorale con cui, presto o tardi, voteremo.

Però il ballo è cominciato, partito definitivamente con la scissione del Pd, con Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Enrico Rossi che danno vita, con un po’ di esuli di Sinistra italiana, al Movimento democratici e progressisti – Articolo 1, un nome lungo lungo ma che tanto non sarà quello definitivo. Da martedì c’è anche un gruppo parlamentare, però – con conseguente imbarazzo degli ex Si sul voto della fiducia, che verrà così risolto: «Se la fiducia è sullo Ius soli», ci spiega il deputato Michele Piras, «non abbiamo problemi a darla. Se è sul pacchetto Minniti, la vedo difficile».

Al centro della pista, comunque, per ora ci sono due coppie – di maschi, purtroppo – che diamo già per formate: quella Bersani e Giuliano Pisapia, e quella Nicola Fratoianni e Pippo Civati. Cominciamo dalla prima. Per ora i movimenti sono due, il primo degli ex dem, il secondo dell’ex sindaco di Milano, a cui è molto vicina anche la presidente della Camera, Laura Boldrini. Ma siccome alle divisioni della sinistra c’è pur sempre un limite, presto si prenderanno per mano. «Noi non siamo il tutto e Pisapia non è il tutto», ci ha spiegato Nico Stumpo, deputato e uomo macchina dei bersaniani, il giorno del varo del loro movimento: «Il tutto però lo faremo insieme». A spingere in questa direzione peraltro è la stessa natura del gruppo parlamentare, per metà composto da deputati in uscita da Sinistra italiana – che accusano Si di avere una vocazione minoritaria – che fanno riferimento a Pisapia.

«Con Speranza, Pisapia, con tutte le forze che puntano a unire i progressisti italiani, vogliamo dare vita a un percorso costituente», dice infatti Arturo Scotto, che di Sinistra italiana era il capogruppo (oggi sostituito da Giulio Marcon). Il Campo progressista di Pisapia piace, non solo ai 17 parlamentari che sono andati via, ma anche a dirigenti e militanti ex Sinistra italiana. Promuovono come possono l’iniziativa di lancio a Roma, ad esempio, Marco Furfaro e Maria Pia Pizzolante, il primo dirigente di Sel, la seconda leader di Tilt, una rete giovanile da sempre legata a Sel ma, in particolare, a Furfaro. Al teatro Brancaccio, sabato 11, li vedrete tutti (ore 10.30, se volete).

La coppia è dunque formata, ma potrebbe poi diventare un triangolo. Dipende dalla legge elettorale, ovviamente, che non sappiamo se prevederà o meno premi di coalizione o un qualche meccanismo che incentivi le alleanze (oggi quello che resta dell’Italicum – valido per la sola Camera – dà il premio alla lista, e solo se supera il 40 per cento), ma Giuliano Pisapia ha già dichiarato che suo obiettivo è fare la gamba sinistra di una coalizione con il Pd.

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