Rapiti per fare i soldati, comprati per diventare merce di scambio o piccoli criminali, subito dopo aver passato il confine Saudita. Nell'anniversario della guerra raccontiamo le loro storie

Su Left in edicola raccontiamo i bambini yemeniti. Crediamo sia nostro dovere. Nel marzo 2015, il presidente Hadi, è stato costretto a fuggire dal Paese dai ribelli Houthi. Gli sciiti-zaidi Houthi erano sostenuti da reparti dell’esercito fedeli all’ex presidente, Saleh. Per rispondere a questa insurrezione sciita, l’Arabia Saudita ha formato una coalizione per ripristinare il governo yemenita al potere. La coalizione comprende gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo (con l’eccezione dell’Oman), l’Egitto e il Sudan, ed è sostenuta da Usa e Gran Bretagna. Due anni dopo la pace sembra lontana. Hadi governa dalla città portuale di Aden. La maggior parte degli altopiani del Nord e la capitale di Sanaa rimangono sotto il controllo Houthi. L’economia e la società yemenite sono nel frattempo in rovina.

E l’Onu parla di una crisi umanitaria senza precedenti. Per fame. Su Left in edicola, per ricordare in qualche modo questo triste anniversario, pubblichiamo un bel reportage di Luisa Silvia Battaglia sul traffico di bambini yemeniti, delle storie di bambini soldato e della guerra che complici anche le potenze occidentali, ha ridotto il Paese al disastro. Dall’inizio del conflitto è aumentato del 500% il numero di bambini soldato e del 600% il numero di bambini e ragazzi morti o mutilati. Nel Paese a causa della guerra 19 milioni sono senza acqua potabile, 14,1 milioni sono senza accesso al cibo, 3,27 milioni di persone sono sfollate.

La situazione militare in Yemen (Ecfr)

 

Il reportage sui bambini yemeniti è sul numero di Left in edicola

 

SOMMARIO ACQUISTA