A Genova, il Movimento 5 stelle non se la passa benissimo. Dopo che Grillo ha revocato il simbolo alla lista di Marika Cassimatis, la candidata sindaco scelta con le comunarie, i Cinquestelle hanno visto una pioggia di addii e fuoriuscite di attivisti e portavoce locali delusi dalla svolta autoritaria e dalla mancanza di democrazia interna.
Il deputato savonese Matteo Mantero ha parlato di «una guerra fra bande», con la portavoce regionale Alice Salvatore che è andata oltre le prerogative del suo ruolo: «Nessun portavoce regionale deve intromettersi su vicende cittadine», ha detto sempre Mantero a proposito di Salvatore, pupilla del capo politico, ideatrice del contestatissimo Metodo Genova a liste bloccate (i consiglieri comunali non vengono eletti) e soprattutto sostenitrice dello sconfitto e poi ripescato candidato sindaco Luca Pirondini.
«Eravamo il movimento dell’uno vale uno, della democrazia diretta, della partecipazione. Tutti valori che non ci sono più», lamentava qualche giorno fa a Left il consigliere regionale Francesco Battistini, autosospeso tempo fa proprio a causa della deriva verticista. Il quale oggi aggiunge: «I numeri ci mostrano con crudezza che non si tratta più di fuoriuscite ma di una vera e propria scissione che, in un qualsiasi soggetto politico, sarebbe il risultato di un ampio confronto politico sui temi. Nel Movimento 5 Stelle, in mancanza di strumenti perché ciò abbia luogo, diventa un allontanamento di massa da un soggetto che non rappresenta più i valori per cui i cittadini lo hanno votato».
A proposito di principi originari, ce n’è un altro che sembrerebbe vacillare, ed è la trasparenza. Siamo andati a vedere come funziona il meccanismo del dimezzamento e della restituzione dello stipendioda parte dei consiglieri nella Regione in cui risiede Grillo, e – sorpresa – abbiamo verificato che sul sito del Gruppo regionale del M5s, alla pagina della rendicontazione, non v’è traccia dei dettagli di spesa.
Non è dato sapere, quindi, cosa rientri sotto la voce “altre spese” dei consiglieri, dove siano stati fatti i viaggi o perché, e per quale motivo abbiano usufruito di vitto e alloggio pagato con soldi pubblici. Non possiamo sapere, per esempio, come Alice Salvatore abbia impiegato gli oltre 2.300 euro di “altre spese” dichiarati a dicembre scorso o gli 1.600 di settembre, o dove e per quale ragione abbia mangiato o dormito nel giugno 2016 pagando 1.121,56 euro, né quali trasferte i contribuenti pagano per lei e gli altri consiglieri pentastellati. Come quella di Andrea Melis a luglio 2016, costata solo di trasporto 1.034,66 euro.
Nella nota alla rendicontazione è spiegato cosa si intende genericamente per ciascuna voce, ma niente di più. Per quella “altre spese”, si legge: “Qui computiamo spese accessorie e/o altro inerenti l’attività politica e istituzionale”. Fine.
Così come non è dato sapere – almeno dal sito – dove siano convogliati i fondi decurtati. Ma a Left risulta che siano confluiti nel mega assegno del Restitution day di Firenze, nel novembre scorso. Non al territorio ligure, quindi.
Sono invece elencati tutti i finanziatori della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle per le elezioni regionali liguri del 2015, i cui contributi sono stati versati sul conto dell’associazione costituita per l’occasione, “Comitato Movimento 5 Stelle Liguria”. Spese, che, scrivono, “sono state nettamente inferiori al limite di 34.247,89 euro per ciascun candidato”. E che sono, quelle sì, rendicontate al dettaglio.
Ma c’è un altra questione poco chiara. Secondo lo Statuto, depositato in Ufficio di Presidenza, il capogruppo del Movimento 5 stelle dovrebbe ruotare. Sul sito del Consiglio regionale stesso, infatti, alla pagina dedicata al gruppo, si legge: “Incarico di presidenza del gruppo svolto a rotazione: Alice Salvatore sarà Presidente fino al 1 gennaio 2016”. Avvicendamento che però, non è mai avvenuto. Alice Salvatore è tutt’ora capogruppo – con relativa maggiorazione dello stipendio, che però si decurta al pari di altri, intascando 2.500 euro, mentre Battistini e Melis ne guadagnano 3.300.
Ne abbiamo chiesto conto alla capogruppo Salvatore – che per legge è, tra l’altro, responsabile dell’intero budget – ma purtroppo ha ritenuto di non rispondere. Avremmo voluto sapere non tanto come sono stati spesi i soldi, ma come mai si è fatta la scelta – non certo in linea con la trasparenza – di omettere dettagli fondamentali per dare la possibilità a cittadini ed elettori di apprendere come viene gestito il denaro pubblico. Fermo restando che va usato per le attività del gruppo consiliare e non di partito. Così è stato?